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Movida a Bari, i residenti: “No al ritorno del far west”

Dopo la decisione del Comune di sottoscrivere il patto con i gestori dei locali

Pubblicato da: redazione | Mer, 15 Gennaio 2025 - 14:59

“Abbiamo appreso della volontà dell’ amministrazione comunale di lasciar decadere l’efficacia dell’ ordinanza in vigore e di lasciare al c.d. “codice di autoregolamentazione” presentato delle attività di ristorazione di “gestire” il contesto urbano dell’Umbertino. Dispiace di aver appreso solo a posteriori, nonostante fossimo al tavolo di concertazione, il contenuto del documento presentato e di non aver potuto apportare il nostro contributo nella scelta operata. Ma, tralasciando questo aspetto, non possiamo non evidenziare, dopo aver esaminato il documento, le nostre preoccupazioni”. Così in una nota i residenti del comitato di salvaguardia della zona umbertina in merito alla decisione del Comune di non procedere con una ordinanza ma di avviare un percorso condiviso con i gestori dei locali.

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“In linea di principio un codice di autoregolamentazione non solo è utile ma auspicabile, e ci avrebbe trovati favorevoli – continua la nota –  ma riteniamo che senza una cornice “regolamentare” rischia, non solo di risultare inefficace ma di pregiudicare quanto si era faticosamente raggiunto, trasformandosi peraltro in un boomerang per gli stessi proponenti. Una ordinanza di supporto/sostegno alle “volontà” manifestate da quei ristoratori proponenti a nostro avviso era quanto mai necessaria sia per la particolare situazione dell’ Umbertino (esponenziale concentrazione di attività di ristorazione, tra loro eterogenee, in un ambito territoriale estremamente ristretto; cattive abitudini consolidate ecc ecc), sia per la “genericità” delle finalità che non trovano concreto conforto nei successivi articoli dell’ anzidetto codice (alcuni articoli risultano poi di difficile comprensione ad esempio: “art. 5.2 – Gli esercenti garantiranno il rispetto degli orari di apertura e chiusura nonché delle modalità di somministrazione sia per quanto riguarda il consumo in loco che per asporto.” Viene da domandarsi: ma quali orari? Ed ancora quali modalità per il c.d. asporto? Deve quindi ritenersi che il consumo all’ esterno sul suolo pubblico, senza disporre di plateatico, attrattivo delle massive aggregazioni di consumo che provocano quell’ inquinamento acustico da rumore antropico e favoriscono quei fenomeni negativi della mala movida, che si stavano affievolendo, ritorna ad essere stimolato? ). Difficile comprendere la “ratio” di questa azzardata scelta, decontestualizzata.
Una ordinanza di cornice a supporto del codice di autoregolamentazione, avrebbe consentito di consolidare i risultati positivi delle precedenti ordinanze. Cosi a nostro avviso è un salto nel buio e il rischio di disperdere quanto di buono si era raggiunto in termini di ripristino di vivibilità e legalità e di effettivo contrasto dell’ inquinamento acustico è molto alto. Nella denegata ipotesi di un fallimento di questo “esperimento”, fatto ancora una volta su un contesto urbano di pregio come quello dell’ Umbertino già vessato e soprattutto sul diritto alla salute dei suoi residenti da anni compromesso, si avrà la forza di riprendere il cammino interrotto?
Abbiamo le nostre forti perplessità.
Abbiamo già assistito al DISASTRO ANNUNCIATO DELL’ UMBERTINO, e dopo aver constatato che concretamente, intervenendo sugli effetti di quel disastro (le vere cause ancora non vengono affrontate) ci si stava incamminando verso un possibile sviluppo qualitativo del nostro territorio, non vorremmo risvegliarci nuovamente nel FAR WEST. Non sarebbe giusto ne accettabile”.

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