(di Francesca Emilio) Dalla vertenza Benetton a quella di Iperblu, ma anche Conad e non solo. Sono oltre cento i lavoratori e le lavoratrici di Bari e provincia per i quali la condizione contrattuale risulta attualmente in bilico, in attesa di nuovi sviluppi. A raccontarlo a Borderline24 è il segretario UILTuCS, Marco Dell’Anna, che esprime forte preoccupazione per alcune crisi che stanno mettendo fortemente a rischio il futuro lavorativo di moltissime persone, tra loro tante famiglie che, stanno vivendo letteralmente con il “fiato sospeso” in un periodo, quello natalizio, in cui il caro prezzi si fa sentire con più insistenza.
Si parte proprio da Bari, con una vertenza che però riguarda tutta Italia e sta mettendo a rischio anche alcuni negozi storici, tra questi quello Benetton, in via Sparano. Nel settore del commercio, il deterioramento delle relazioni commerciali proprio tra il marchio Benetton Group e le società Primavera e Oceania potrebbe portare alla chiusura dei negozi. Una situazione che, secondo il Comitato SEPAC, potrebbe essere affrontata attraverso una procedura di composizione negoziata, permettendo l’accesso a strumenti di tutela come la cassa integrazione straordinaria per 12 mesi. Resta ancora incerta però la posizione di Benetton. “Una situazione che ci lascia il sapore amaro – spiega Dell’Anna – non si tratta della solita crisi, si tratta di una crisi innescata dal deterioramento dei rapporti commerciali tra Benetton e le società che gestivano il marchio in Puglia. È incredibile che si possano mettere a rischio tanti lavoratori per questo”. A Bari sono ventuno in totale (14 per palazzo Mincuzzi, 7 per la sede in via Putignani) i dipendenti impiegati nei due centri vendita a marchio Benetton, ora a rischio chiusura.
Non solo Benetton però, vertenze ancora più “vecchie”, preoccupano Dell’Anna. In particolare, nella grande distribuzione sono due le vertenze a tenere in bilico decine di famiglie. L’ipermercato Spazio Conad di Casamassima, già colpito da esuberi e ricorso alla cassa integrazione per anni, si trova ora con 41 lavoratori a rischio. La trattativa in atto con l’azienda mira a evitare licenziamenti collettivi, ma la scadenza degli ammortizzatori sociali (già scaduta il 30 novembre) aggiunge urgenza alla situazione. Parallelamente preoccupa il caso dell’Iperblu di Triggiano. In questo caso, la decisione del gruppo Sgaramella di abbandonare l’immobile ha innescato una vertenza dal mese di giugno. Cinquantuno i dipendenti senza certezze. L’arrivo di un nuovo operatore interessato a rilevare parte del personale rappresenta una speranza, ma finché l’accordo non sarà formalizzato, restano i dubbi. “Quello dei centri commerciali – ha spiegato ancora Dell’Anna – è un fenomeno che stiamo attenzionando. C’è una crisi legata alle grandi superfici che ha innescato una rimodulazione delle attività con la necessità di ridurre il personale. C’è difficoltà a tutelare l’occupazione esistente. È un vero e proprio fenomeno che stiamo affrontando in comitato Sepac con la richiesta di interventi regolatori rispetto alla possibilità che prevedano clausole sociali ogni volta che vengano fatte richieste per la rimodulazione delle superfici. Una situazione che riguarda anche i singoli Comuni, tra questi Bari”, evidenzia.
Tra i settori in bilico e piegati da diverse problematiche spiccano anche quelli della ristorazione, della cura delle persone, ma anche quelli della sicurezza. Spiccano quelli relativi alla vigilanza armata protagonista di assalti ai portavalori che hanno messo a rischio la vita dei lavoratori, ma non solo. “La riduzione di ore dedicate agli appalti – spiega Dell’Anna – stanno mettendo in crisi la funzione deterrente di questi servizi, con ripercussioni sia sulla sicurezza sia sull’occupazione. A Trani, l’istituto Pegaso Security è oggetto di un sequestro giudiziario che potrebbe avere effetti devastanti sui lavoratori. SEPAC sta sollecitando interventi straordinari per garantire la sicurezza sul territorio e salvaguardare l’occupazione”. Anche nelle mense ospedaliere, la riorganizzazione dei bandi sta comportando una riduzione del personale soprattutto a causa di centri cottura esterni, mentre nel settore domestico, la diminuzione dell’8% delle assunzioni di badanti e colf “fa emergere una crescente diffusione del lavoro nero. Un chiaro segnale del fatto che il caro vita e l’aumento delle bollette hanno ridotto la capacità di spesa delle famiglie, aggravando la crisi del comparto. Si tratta di questioni che vanno monitorate. Vogliamo affermare un modello che guarda al lavoro come riscatto sociale e del territorio. Gli appalti devono rendere possibile un miglioramento della qualità di vita per i cittadini e per i lavoratori. Emerge invece un quadro preoccupante sul fronte lavoro. La situazione in Puglia evidenzia un territorio senza spazi di ricollocazione e con un mercato del lavoro fragile. La necessità di soluzioni condivise tra aziende, istituzioni e sindacati è cruciale per garantire un futuro dignitoso a chi rischia di perdere tutto”, ha concluso.
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