“Ogni suo gesto di cura, ogni parola di conforto che ha speso in questo luogo di dolorosa necessità, sono state un seme piantato nel cuore dell’umanità”. Recita così la dedica a memoria del dottor Vito Procacci, direttore dell’unità operativa di Medicina d’Emergenza-Urgenza del Policlinico di Bari, prematuramente venuto a mancare lo scorso agosto. La targa è stata scoperta nel Pronto soccorso che Vito Procacci ha diretto negli ultimi sei anni e che da stasera è intitolato a suo nome. L’unità operativa d’emergenza-urgenza dell’ospedale universitario barese ha fatto registrare nell’ultimo anno oltre 87.000 accessi (una media di oltre 230 accessi al giorno), di cui circa 6.000 tra codici rossi e arancioni e eseguito oltre 123mila prestazioni e consulenze in Pronto soccorso.
La cerimonia di commemorazione si è svolta questo pomeriggio nella sala formazione di Asclepios, alla presenza di colleghi, amici e familiari. Sono intervenuti, tra gli altri, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il direttore generale del Policlinico Antonio Sanguedolce, l’arcivescovo dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Mons. Giuseppe Satriano, il direttore ff della medicina d’urgenza del Policlinico, Francesco Incantalupo, il sindaco di Bitonto, Francesco Paolo Ricci e la vice presidente della Società italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza, Paola Caporaletti.
“L’intitolazione della sede del Pronto soccorso del Policlinico di Bari a Vito Procacci – ha dichiarato Emiliano – è un po’ un atto dovuto, perché molti anni fa, quando ristrutturammo questo pronto soccorso e gli altri delle principali città pugliesi, il modello di riferimento fu proprio questo del Policlinico di Bari che è stato in gran parte studiato e voluto da Vito Procacci. In questo modo speriamo di riuscire a ringraziarlo in morte per tutto quello che ha fatto per noi in vita”. “La scomparsa prematura di Vito Procacci è stata una perdita immensa per la comunità medica e per tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di lavorare al suo fianco”, ha detto il direttore generale del Policlinico di Bari, Antonio Sanguedolce, che poi ha poiricordato alcune delle idee e dei progetti che hanno fatto “del Policlinico di Bari un grande Pronto Soccorso, un punto di riferimento per l’intera comunità, fornendo all’area metropolitana di Bari e a tutta la Puglia un servizio di grande valore, sia umano che professionale”.
Tra le più significative l’infermiere di processo, preso oggi a modello per le altre strutture in Puglia per ridurre la conflittualità tra medico urgentista e familiari dei pazienti. Al Policlinico di Bari è collocato all’interno delle aree di presa in carico, e si occupa di monitorare costantemente e di dare informazioni ai pazienti che sono in attesa di essere visitati sul e ai loro parenti che chiedono delucidazioni percorso diagnostico. C’è poi il Nucleo Assistenziale Avanzato, che rappresenta un esempio di integrazione medico-infermieristica per la valutazione e il trattamento precoce dei pazienti con criticità intermedia.“Vito – ha concluso Sanguedolce – ha sempre messo al primo posto la dignità del paziente, prima di tutto riconoscendone l’unicità e le singole esigenze, e poi coinvolgendoli nel processo decisionale riguardante il loro percorso di cura. Questo ha reso la sua Unità Operativa un luogo sempre più accogliente sia per i pazienti che per i loro accompagnatori”.
Tra il 2018 e il 2019 il pronto soccorso del Policlinico di Bari è stato ristrutturato e concettualmente rivoluzionato proprio seguendo alcuni degli spunti di Vito Procacci a ricordarlo è il dottor Francesco Incantalupo che è oggi il direttore facente funzione dell’unità operativa di Emergenza Urgenza: “La notte dell’inaugurazione del nuovo pronto soccorso resterà un ricordo indelebile in tutti noi, perché penso di averlo visto felice come non mai e perché abbiamo condiviso un’atmosfera di speranza e di futuro che non si potrà mai dimenticare. Poi è arrivato il Covid e come tutti non avevamo idea di cosa aspettarci. Il 7 marzo arriva il nostro primo paziente. Nell’arco di 6 ore avevamo un’area interamente dedicata ai pazienti Covid, con percorsi dedicati, accesso dedicato, e il direttore che credo sia rimasto con noi per almeno 48 ore di seguito. E non è stata un’eccezione, perché durante le varie ondate COVID lui era sempre lì, di giorno e di notte, a capire cosa poter migliorare, ad aiutare, a comunicare con i parenti”. Il dottor Incantalupo in conclusione ha ricordato anche la dedizione per la formazione di Vito Procacci: “Grazie al suo entusiasmo il nostro pronto soccorso è e sarà sempre aperto ai giovani. Il nostro reparto è il luogo di formazione e crescita dei nuovi specializzandi MEU, che imparano qui a sporcarsi le mani, ad amare questo lavoro meraviglioso, a fare didattica, ricerca”.