Qualità di vita? In media, risulta migliore nel Nord Italia rispetto al Sud, con le donne che continuano a essere svantaggiate rispetto agli uomini, ma migliorano nelle classifiche e riducono le disuguaglianze di genere. “Usare internet”, invece, emerge come un indicatore essenziale di benessere. È quanto rivela il rapporto “Benessere e diseguaglianze in Italia” dell’Istat, parte del progetto sul benessere equo e sostenibile (Bes).
Più nel dettaglio, secondo il rapporto, “le regioni del Nord presentano più frequentemente indicatori di benessere con valori superiori alla media nazionale, mentre il Mezzogiorno soffre ancora di svantaggi significativi, specialmente nei settori del lavoro e delle relazioni sociali”. Inoltre, il documento evidenzia che la partecipazione culturale “fuori casa” per le donne laureate del Nord è oltre otto volte maggiore rispetto a quella delle donne del Sud con titolo di studio non superiore alla licenza secondaria inferiore; in altre parole, le laureate del Nord frequentano cinema e teatri otto volte più delle loro pari al Sud con istruzione secondaria inferiore. Il rapporto mostra anche la complessità delle diseguaglianze: “Un altro esempio della multidimensionalità dei fattori di diseguaglianza – si legge in una sintesi del rapporto disponibile online – è quello derivante dal rischio di povertà, che per i giovani tra i 25 e i 34 anni residenti nel Mezzogiorno con basso titolo di studio è 25 volte superiore rispetto a quello dei loro coetanei al Nord con un titolo di studio elevato (56,7% contro 2,2%)”.
Gli indicatori di benessere evidenziano una forte variazione anche per età. Tra i 25 e i 34 anni, il 93,9% utilizza internet regolarmente, mentre solo il 57% degli over 55 lo fa. Anche sugli stili di vita, i giovani sono generalmente meno sedentari degli over 55 (26,8% contro 45,8%), ma mostrano una maggiore incidenza di abitudine al fumo (26,9% contro il 14,4% tra gli ultra 55enni). Le disuguaglianze tra generazioni pongono però i giovani adulti in una condizione di vulnerabilità economica, che può avere effetti a lungo termine non solo individuali, ma anche per la coesione sociale e lo sviluppo del Paese. L’istruzione risulta ancora determinante per il benessere: molti indicatori migliorano con il livello di istruzione, sottolineando il legame positivo tra istruzione e qualità della vita. Le differenze sono marcate soprattutto nella partecipazione culturale (64,6% tra i laureati di almeno 25 anni rispetto al 12,5% tra coloro con solo la licenza di scuola secondaria inferiore) e nella formazione continua (25,2% tra gli adulti con titolo di studio alto contro il 3,2% tra quelli con titolo basso), con un forte impatto del livello di istruzione anche su condizioni economiche e opportunità di lavoro.