Giovinazzo, Molfetta, ma anche garage a Carbonara o sulle spiagge (almeno fino a quando le temperature permettono). Si svolge così la movida dei minorenni baresi. Tra feste organizzate dagli studenti dei licei e delle scuole professionali in discoteche (quasi tutte fuori Bari) ma anche in locali abusivi dove alle volte si incontrano oltre sessanta ragazzi. Senza uscite di sicurezze e senza il controllo di adulti. E se questo non bastasse a togliere il sonno alle famiglie, si aggiunge il consumo di alcol. Fiumi di alcol che, a quanto pare, gira in queste feste senza troppi controlli. Così come gli sbigliettamenti che, almeno nelle feste private, servono solo all’acquisto di alcol. Generalmente la gestione delle feste fa capo ad un’organizzazione che affitta i locali e arruola dei Pr all’interno delle scuole. Tutto normale, se non fosse che per prenotare un tavolo tocca comprare la consumazione alcolica. A 14 anni. Anche questo pare non sia un problema: il risultato è che tutti per poter prenotare l’ambito tavolo del privé consumano super alcolici. Nelle feste in locali “abusivi” invece scatta il “fai da te” e così qualcuno ha il compito di acquistare l’alcol per tutti.
“La legge non lo consente – tuona una mamma – Ai nostri figli viene regolarmente somministrato alcol a nostra insaputa”. “Capita spesso – tuona un’altra mamma – che mio figlio mi racconti di ragazzi che si sentono male per averne assunto troppo”. Luca (nome immaginario) ha smesso di frequentare queste feste perché non si sente al sicuro: “A metà serata arrivano ragazzi più grandi. A suon di spintoni cercano di alimentare risse”. E ci riescono: i ragazzi tornano a casa con occhi neri e non hanno il coraggio di denunciare. Non sempre, e per fortuna, scatta la vittima come nel caso della 20enne freddata a settembre scorso nella discoteca di Molfetta. Ma è chiaro che ci sono tante vittime silenti di questo sistema. Ci sono i ragazzini che l’alcol non vogliono consumarlo ma che vengono costretti ad acquistare la consumazione altrimenti “sei fuori dal giro”. Ci sono anche 14enni che decidono di raccontare ai loro genitori quanto accade ma che vengono poi emarginati dal branco. Marina, 15enne barese, resta spesso a casa: “Non sono a mio agio. Se non fai come loro, se non bevi, se non trasgredisci, diventi la loro vittima preferita. Fumano, bevono e costringono tutti a fare altrettanto. Altrimenti sei uno ‘sfigato'”.
Qualcuno ci ha provato a far girare voce di quanto accade durante le serate dei minorenni, ma la risposta è quasi sempre la stessa: “Mio figlio non beve”. E qualora fosse vero che i nostri figli non sono mai colpevoli, è davvero giusto non preoccuparsi di quanto accade intorno a loro?