Si è tenuta questa mattina, nella sala giunta di Palazzo di Città, la conferenza stampa di presentazione di “Time Zones”, la storica rassegna dedicata ai suoni non convenzionali giunta quest’anno alla 39^ edizione.
All’incontro con la stampa sono intervenuti l’assessora alle Culture del Comune di Bari Paola Romano e il direttore artistico di Time Zones Gianluigi Trevisi. Anche il sindaco Vito Leccese ha voluto portare i suoi saluti nell’occasione.
“Circa un anno fa è stata pubblicata una relazione della Commissione europea sul legame tra cultura e salute – ha esordito Paola Romano -, su quanto, cioè, la partecipazione alla produzione e all’offerta culturale rappresenti un fattore di salute in grado di tener giovane la popolazione. Ebbene credo che la nostra città, anche grazie alla sperimentazione che Time Zones ha condotto in questi 39 anni, abbia mantenuto uno spirito giovane e una buona attitudine alla curiosità.
Questa nuova edizione del festival è tanto ricca e variegata quanto diffusa in città – all’Officine degli Esordi, alla Vallisa e al Kismet -, un elemento che mi piace sottolineare perché ritengo importante proseguire nella direzione, già tracciata dai miei predecessori, quella di diffondere la cultura in tutti i quartieri in modo che nelle diverse aree della città non ci si limiti a risiedere ma si possa partecipare alla vita della città e trovare nuovi sensi del vivere.
Per le persone della mia generazione, di quelle precedenti e di quelle successive, Time Zones è stata una palestra imperdibile per formarsi alla cultura musicale e scoprire nuovi mondi: per questo come amministrazione saremo al vostro fianco, convinti che il compito di una pubblica amministrazione sia quello di favorire e sostenere esperienze avanzate in campo culturale, realtà che lavorano per diffondere conoscenza e nuovi saperi”.
“Con questa nuova edizione confermiamo quella linea che ci ha caratterizzato sin dal principio – ha dichiarato Gianluigi Trevisi -: l’idea di cercare soluzioni alternative a quello che viene proposto, e non per un vezzo spocchioso ma per occupare uno spazio libero, il che oggi è più importante che mai. L’incipit di quest’anno, “Questi chi sono?”, altro non è che la domanda che mi rivolse una docente universitaria quando nell’89 presentammo Caetano Veloso e Arto Lindsay per la prima volta in Europa. Ce lo hanno chiesto, ancora e ancora, nel tempo, per Ludovico Einaudi, Giovanni Sollima e per tantissimi musicisti che poi anno raggiuto il successo.
Chi gode di finanziamenti pubblici deve farsi carico di questa missione, che poi altro non è che il dettato della Costituzione, che all’art. 9 parla esplicitamente di dare spazio alla ricerca, alla sperimentazione e al recupero della tradizione, perché questo serve per allargare il gusto del pubblico, per farlo crescere, per costituire porzioni di sapere che poi sono fondamentali per la nostra società.
Ultimamente un musicista mi ha detto che parte integrante dell’alfabetizzazione emotiva è la musica, perché è qualcosa che ci portiamo sempre dietro.
Quest’anno Time Zones si propone nella stessa veste, con nomi famosi quali Mouse on Mars, Pantha du Prince, Sainkho Namtchylak, che hanno inciso con le più grandi etichette esistenti, e nomi che si muovono alla ricerca di nuove soluzioni per questo linguaggio. Io credo che tutta l’arte dovrebbe muoversi in questa direzione, perché continuare a riproporre sempre le stesse cose produce quella anoressia della conoscenza che ormai sta buttando tutto nell’intrattenimento che, chiariamoci, è un fatto importante, ma noi dobbiamo occuparci di altri aspetti che sono fondamentali per il sapere, per il piacere di ascoltare cose nuove e per la conoscenza…diversamente sarà una caduta in abisso senza fine”.
“Sono contento di salutare questa nuova edizione di Time Zones, che è ormai un simbolo identitario della nostra città – ha commentato Vito Leccese -. Chi, come me, siede nei banchi del Consiglio comunale dagli anni Ottanta sa bene cosa ha rappresentato questo festival: erano anni difficili per la gestione della vita culturale della città, di fatto c’erano solo il Petruzzelli per la lirica e il Piccinni per la prosa, poi nient’altro, anche perché negli anni di piombo le città, non solo Bari, si spegnevano alle otto di sera.
Grazie a Gianluigi Trevisi, che è stato un innovatore, Bari ha arricchito la propria programmazione culturale aprendosi alla musica sperimentale: Gianluigi non solo ha organizzato centinaia di eventi ma, facendolo, ha di fatto anche formato il pubblico e le amministrazioni che si sono susseguite a un approccio diverso, non convenzionale, alla conoscenza musicale. Di questo gli siamo grati, e ci auguriamo di poter proseguire insieme in questo percorso collettivo di crescita e di educazione all’ascolto”.
Sarà un’edizione di Time Zones quanto mai variegata e tematicamente policentrica questa del 2024. Navigando intorno ad alcuni punti fermi come le nuove idee di musica classica (modern classical), l’elettronica e il rapporto tra musica e letteratura, il programma, composto da 19 concerti, propone all’interno di questi generi differenti declinazioni.
Si parte il 14/10 col pianismo etereo di scuola mitteleuropea con echi sudamericani della pianista originaria di Costa Rica Sofi Paez. Insieme, nella stessa serata, un progetto (Not me but us) che su basi analoghe declina il pianismo visionario e melodico del napoletano Bruno Bavota con i pattern ritmici di Fabrizio Somma laddove gli echi che affiorano sono mediterranei. Il norvegese Karl Ivar Refseth (21/10 Vallisa) componente dei Notwist è un vibrafonista in equilibrio tra bellezza melodica e intensità soul. Con il suo suono distintivo e personale, Karl Ivar Refseth delizia al contempo i fan del jazz e della musica neoclassica.
Con la violista (compositrice e attrice) belga Catherine Graindorge (21/10 Vallisa) sbarchiamo su un altro pianeta. Un’identità musicale forte e marcata di cui si é innamorato Iggy Pop che con lei ha voluto fare il bellissimo disco The Dictator. Poliedrica e raffinata maneggia con originalità un rock a tinte fosche. Per queste sue qualità l’hanno voluta e la vogliono al loro fianco musicisti del calibro di Nick Cave, Warren Ellis, Debbie Harry, il fu Mark Lannegan, Hugo Race. Songs for Dead, il lavoro che presenterà a Time Zones è uno scrigno di storie di miti e leggende in una sorta di Antologia di Spoon River dei nostri giorni. A chi esita (23.10 Vallisa) è un recital teatrale-musicale a cura di Davide di Chio (musica) e Francesco Malizia (voce) che evoca con Brecht, Kurt Weil e H. Eisler l’universo satirico e paradossale, abitato da figure straziate ma anche ironiche e provocatrici della Repubblica di Weimar.
Sempre il 23 ottobre, in Vallisa, Teapø, il progetto elettro-acustico di questo producer polistrumentista pugliese ormai berlinese d’adozione: Nino La Montanara. Un mix di melodie profonde e beats incalzanti che ha trovato un’interessante estensione nell’incrocio con due straordinari solisti: il sassofonista Gaetano Partipilo e il pianista e compositore Aldo di Paolo. Benedict Tylor violista libero militante dell’improvvisazione, compositore di fortunate colonne sonore nonché compagno di strada di jazzisti come Evan Parker e John Butcher insieme a Pierpaolo Martino, contrabbassista attivo in diversi ensemble inglesi e italiani, il 26/10, presso l’Officina degli esordi, sonorizzerà dal vivo, in anteprima per Time Zones, la pellicola del 1923 di Charles Bryant “Salomè”, ispirata al capolavoro di Oscar Wilde. Sicuramente una serata, quella del 26 ottobre, con un accostamento atipico che vede in conclusione il concerto dell’indo californiana Sheherazaad con la sua band. Un’originale sintesi folk-pop in stile ballad americana con richiami alla tradizione di madre India.
Perno centrale di questa edizione è il trittico che si svolgerà al Kismet tra il 31 ottobre e il 2 novembre. Un ricco catalogo di suoni che va dai due grandi guru dell’elettronica, i tedeschi Pantha du Prince (31/10) e i Mouse on Mars (2/11), alla strabiliante vocalist siberiana Sainkho Namtchylak, special guest di Zaratustra DER GROßE MITTAG, il lavoro di suoni e immagini di Mirco Magnani ispirato al “Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche. Sempre all’interno di queste tre giornate al Kismet, va segnalato Fronte dei varchi (1/11), una produzione di Time Zones. Un lavoro costruito dal polistrumentista Davide Viterbo e dal giovanissimo Nicola Moretti nell’incrocio tra la melodia dei legni e delle corde e l’incedere furente dei suoni elettronici, metafora della conflittualità violenta e manichea che caratterizza i nostri tempi.
È invece un ritorno alla forma canzone quello di Peter Broderick (Oregon-Usa), che nei suoi dieci album fin qui prodotti ha sempre cercato di rinnovare questo linguaggio ora cercando nel mondo delle avanguardie – nota la fascinazione per John Cage – ora tornando ai suoni modern classical, genere che fu il suo primo amore. Infine, impossibile ignorare Kyoto, la giovane percussionista e scintillante alchimista di suoni al limite. Il progetto di Roberta Russo, questo il suo nome, stupisce e sorprende per maturità; le sue performances adagiate su pattern martellanti e ipnotici, inebriano i sensi e conturbano la mente. “Il futuro è già nostalgia”.
È un confronto tra due scuole di musica classica che disegna l’escursione di Time Zones a Bitonto l’8 novembre presso il Resilienza (un piccolo avamposto dove con coraggio da tempo si propone musica di grande qualità). Violoncello ed elettronica per un raffinato intreccio di passato e futuro nel set di Antonio Cortesi. Un virtuoso con studi classici importanti alle spalle che vanta collaborazioni in ogni direzione da Chet Faker a Luca Longobardi, da Emiliano Blangero a Mattia Vlad Morleo. L’altra scuola, di cui sopra, è invece rappresentata dalla più classica delle formazioni di musica indiana: tabla e sitar con due brillanti solisti: il tablista Suman Sarkar e la giovane, ma già affermata sitarista Joyeeta Sanyal. Si concluderà il 15 novembre con una lunga notte all’Officina degli Esordi la XXXIX edizione di Time Zones. Si va dai Memorials, lo scatenato duo Indie psichedelico composto da Verity Susman (Electrelane) e Matthew Simms (Wire, Better Corners, It Hugs Back), al duo new techno tutto barese dei Crossing Avenue per finire con Apotek, la tastierista e produttrice di origine italiana residente a Bruxelles per un set che è un’intelligente miscela di breakbeat, house e campioni lofi stratificati.