“Movida, malamovida. Mi sono sempre chiesto che senso abbiano questi termini. Richiamano un distorto pregiudizio di valore, uno stereotipo negativo e dispregiativo. Perché non parlare invece di economia serale e diritto alla socialità? In realtà anche di questo bisognerebbe discutere, senza gettare questi argomenti nell’oblio, inghiottiti incautamente o subdolamente nel termine movida”. Inizia così la lunga lettera del gestore di un pub a Bari, parole che arrivano dopo le polemiche relative proprio a quella che è stata definita “malamovida”. Tanti i casi, dal quartiere Carrassi all’Umbertino con residenti svegli anche sino alle 5 del mattino che hanno portato il sindaco della notte, Lorenzo Leonetti, ma anche il sindaco della città di Bari, Vito Leccese, ad agire con incontri che hanno portato all’annuncio dell’arrivo di un’ordinanza sperimentale per arginare il fenomeno della “mala movida”. Non tutti la pensano allo stesso modo, per alcuni, in particolare per i gestori, i pub sono un’officina di idee e cultura in alcuni territori, ma anche luogo di svago e soprattutto luogo di lavoro e per i disagi di “alcuni”, non possono “pagare tutti”.
“Un piccolo locale come quello dove lavoro – prosegue – garantisce quattro dignitosi stipendi per dipendenti e titolare, contribuisce a muovere l’economia portando lavoro ad un indotto e ad un comparto produttivo che coinvolge diverse figure professionali, dai ragazzi che consegnano la merce, alle segretarie, ai sales account, ai rappresentanti, ai magazzinieri, agli addetti alle pulizie, alle aziende fornitrici, fino al fruttivendolo di quartiere. Anche noi, nel nostro piccolo, contribuiamo al pil della città. Il nostro pub non è una “cicchetteria ignorante”, ma un luogo di socialità e aggregazione dove si può assistere gratuitamente ad un concerto in acustico, una mostra, un monologo teatrale, un reading di poesia, alla presentazione di un romanzo, una stand up comedy, un videoart show e tanto altro. Noi contribuiamo all’offerta culturale della città per turisti e residenti, offriamo contenuti di interesse o svago per tutti, senza chiedere contributi a nessuno e senza vincere bandi. In una città dove ci sono ventenni che girano indisturbati con la pistola, fuochi d’artificio della mafia a tutte le ore, noi offriamo un’alternativa sociale e culturale di qualità, garantendo uno spazio a musicisti, attori e artisti a cui riconosciamo quel giusto compenso che trasforma il loro talento in un lavoro”, evidenzia ancora.
“Il nostro pubblico – sottolinea infine – ha il diritto di scegliere il tipo di socialità che noi offriamo e noi abbiamo diritto al nostro lavoro, frutto di grandi sacrifici e di una scelta imprenditoriale studiata a fondo, coraggiosa e motivata. Come tutti sanno, i nostri eventi si svolgono solo ed unicamente nel fine settimana, terminano improrogabilmente a mezzanotte e l’emissione sonora rientra nei limiti disciplinati dalla perizia fonometrica, non somministriamo birre in bottiglia dopo le 22.00 e cerchiamo sempre di rispettare le regole. Se ci sarà impedito di lavorare tutto quello che abbiamo costruito non esisterà più, il personale verrà licenziato, nessun artista sarà più ingaggiato per lavorare da noi e Bari perderà un importante punto di riferimento sociale e culturale”, conclude.
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