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Febbre del Nilo, in Italia in 4 mesi quasi 400 casi: due in Puglia

Nella maggior parte dei casi i sintomi sono assenti o leggeri

Pubblicato da: redazione | Mer, 25 Settembre 2024 - 09:31

Cinquantuno nuovi casi di infezione da West Nile Virus sono stati segnalati Italia da 12 al 18 settembre 2024, portando a un totale di 382 le segnalazioni notificate a partire da maggio 2024. I decessi salgono a 16 rispetto ai 13 della precedente rilevazione. Lo afferma il nuovo bollettino della sorveglianza pubblicato oggi dall’Istituto Superiore di Sanità. Rispetto al totale di 382 casi, quelli che si sono manifestati in forma neuroinvasiva, ovvero con sintomi di meningite o encefalite, sono stati 222 e il numero maggiore, ovvero 131, si è verificato in Emilia-Romagna e 38 in Veneto; quindi 12 in Piemonte, 9 in Lombardia, 5 in Friuli Venezia Giulia, uno Lazio, 2 Abruzzo, 11 Campania, 2 Puglia, 2 Calabria, uno Sardegna.

Tra i 16 decessi notificati, 3 si sono verificati in Piemonte, uno in Lombardia, 7 in Veneto, uno in Friuli-Venezia Giulia, 3 in Emilia-Romagna, uno in Calabria. Il primo caso umano autoctono di infezione da West Nile virus della stagione è stato segnalato dall’Emilia-Romagna il 26 giugno nella provincia di Modena. Due i casi importati dagli Stati Uniti, 5 dall’Albania e uno dalla Romania; 45 casi asintomatici sono stati identificati tra i donatori di sangue. La febbre West Nile, ricorda l’Iss sul portale online, è una malattia provocata dal virus West Nile, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo, mentre non si trasmette tramite il contatto tra persone. Nella maggior parte dei casi i sintomi sono assenti o leggeri. “I sintomi più gravi si presentano in meno dell’1% delle persone infette (una su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti” e nei casi più gravi può causare un’encefalite letale.

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