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La forza d’animo e la capacità di adattamento allungano la vita

La resilienza riduce rischio morte del 50 per cento

Pubblicato da: redazione | Mer, 11 Settembre 2024 - 08:03

 Avere una mente capace di adattarsi anche a situazioni difficili e reagire potrebbe favorire la longevità, infatti uno studio su BMJ Mental Health mostra che la capacità di affrontare e adattarsi alle circostanze e agli eventi difficili della vita in età avanzata porta a un rischio di morte inferiore (anche dimezzato per i più resilienti), sottolineando l’importanza di strategie per rafforzare la resilienza mentale. Lo studio è stato condotto presso l’Università Sun Yat-Sen a Shenzhen, in Cina. In età avanzata, buone capacità di adattamento possono aiutare a compensare l’impatto negativo delle cronicità e della conseguente disabilità. I ricercatori hanno esaminato l’Health and Retirement Study (HRS) degli Stati Uniti, uno studio rappresentativo a lungo termine sugli adulti statunitensi di almeno 50 anni. I partecipanti vengono monitorati ogni 2 anni. Gli esperti hanno analizzato dati relativi a un totale di 10.569 partecipanti di età media 66 anni. Durante un periodo di monitoraggio medio di 12 anni, 3.489 persone sono morte.

 I ricercatori hanno visto che chi mostrava più resilienza mentale (valutata utilizzando una scala da 0-12 che comprende qualità come perseveranza, calma, autosufficienza e la consapevolezza che alcune esperienze devono essere affrontate da soli) aveva un minor rischio di morte per qualsiasi causa: più alto era il punteggio di resilienza, minore era il rischio di morte. Le chance di sopravvivenza a 10 anni erano del 61% per gli individui con resilienza inferiore, salendo al 72% e 79% per i gruppi di resilienza intermedia, e all’84% per coloro con la maggiore resilienza mentale. Quindi i più resilienti avevano il 53% di probabilità in meno di morire nei successivi 10 anni rispetto a quelli che lo sono meno. “I risultati sottolineano l’efficacia potenziale degli interventi mirati a promuovere la resilienza psicologica per mitigare i rischi di mortalità”, concludono gli autori.

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