In un’epoca in cui vi è una continua corsa alla perfezione, in cui l’estetica e l’apparenza appaiono assi fondamentali di una società forse non troppo sana, anche l’AI si pone come minaccia per l’accettazione dell’individuo.
AI viene infatti sempre più spesso utilizzata per creare immagini perfette, ritoccare foto e generare contenuti che rispondano a standard di bellezza spesso irrealistici. Fingiamo di essere dove non siamo e soprattutto chi non siamo.
Questi strumenti, hanno una potenza tale da avere effetti negativi sulla percezione di sé, in quanto promuovono un ideale di bellezza che è difficile, se non impossibile, da raggiungere senza interventi digitali o talvolta chirurgici.
È come se questa perfezione portasse ad una visione realmente distorta della realtà.
Dove, noto brand di cosmesi, da sempre impegnato nella promozione di una bellezza autentica e inclusiva, ha lanciato una campagna audace per contrastare l’uso eccessivo dell’AI nella rappresentazione della bellezza.
Secondo una ricerca effettuata da Dove, 1 donna su 3 sente la pressione di dover modificare il proprio aspetto fisico a causa dei contenuti a cui è esposta online, anche quando è consapevole del fatto che le immagini sono alterate o generate dall’Intelligenza Artificiale. Dati dimostrano che entro il 2025 il 90% delle immagini diffuse online potrebbero essere generate dall’IA, e ciò non può quindi che minacciare ulteriormente il benessere delle donne.
Alessandro Manfredi, Chief Marketing Officer di Dove, ha dichiarato che: “L’intento di Dove è quello di ridisegnare un futuro in cui siano le donne a decidere quale sia la vera bellezza e non di certo degli algoritmi. Il brand ha dunque delineato le linee guida Real Beauty Prompt per guidare gli utenti a creare nuovi standard digitali veritieri, più realistici e rappresentativi della società: #KeepBeautyReal.”
La campagna Dove, oltre a investire su quella che è l’accettazione di una bellezza naturale e non artefatta, ha l’obiettivo di educare il pubblico sui meccanismi dell’AI e sui modi in cui le immagini vengono manipolate digitalmente. Attraverso workshop, contenuti educativi e partnership con scuole e università, cerca di diffondere una maggiore consapevolezza e di fornire gli strumenti necessari per riconoscere e resistere alle rappresentazioni artificiali della bellezza, insegnando anche a fornire all’algoritmo stesso prompt idonei per rappresentazioni realistiche dell’individuo, uomo o donna che sia.
La campagna è un chiaro esempio di come le aziende possano utilizzare il loro potere e la loro influenza per promuovere cambiamenti positivi nella società, aprendo la strada a un dialogo più sano e consapevole sulla bellezza e nuove tecnologie, promuovendone certamente l’utilizzo ma in modo consapevole, responsabile.