Dal granchio blu, il killer delle vongole, al vermocane, il pirana dei nostri mari, ma anche il pesce scorpione dagli aculei velenosi spesso letali o il pesce palla pericolosissimo anche dopo la cottura. Sono tante le specie che hanno invaso il Mediterraneo e tante altre ne arriveranno.
Entro il 2050, infatti, oltre il 30% di pesci, molluschi e crostacei potrebbe non essere di origine del Mare Nostrum. A stimarlo è Confcooperative-Fedagripesca, nel precisare che già oggi su 17mila specie ittiche, 1.000 sono aliene, ossia il 5,88%.
È l’effetto dei cambiamenti climatici e della tropicalizzazione dei mari che impattano sui consumi e sulla pesca, spiega l’associazione che ha avviato una campagna di informazione rivolta ai pescatori per far conoscere queste nuove specie e metterli in allerta dai rischi che possono correre, dal semplice contatto al consumo alimentare. Perchè è proprio dai pescatori che arrivano i primi segnali che qualcosa in mare sta cambiando, spiega il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo, “quello che finisce nelle loro reti è un po’ la cartina di tornasole delle nuove presenze che in molti casi minacciano gli ecosistemi marini e la pesca professionale”. Del resto sono gli operatori ittici i primi ad indicare un problema, una sorta di sentinelle, e i primi a pagarne i danni.