Ancora una delusione ‘azzurra’ per i tifosi italiani. La nazionale di calcio allenata da Luciano Spalletti è stata eliminata dai campionati europei al termine di una prestazione sconcertante contro la non irresistibile Svizzera. Ma anche il tifoso più ottimista aveva subodorato da tempo, la pochezza tecnica, tattica e caratteriale della rosa italiana. Diciamolo chiaramente: essere arrivati agli ottavi di finale con i vari Cristante, Scamacca o Di Lorenzo è stato già un grande risultato. La stessa partecipazione a questi campionati europei può essere considerata come un qualcosa di miracoloso.
Fatta eccezione per il primo tempo disputato contro l’Albania, nelle partite successive, la squadra azzurra ha disputato delle gare oscene, palesando limiti tecnici paurosi con diversi calciatori incapaci di fare 2 passaggi di fila. Il bel gol di Zaccagni contro la Croazia aveva forse illuso qualcuno e ha rappresentato senza dubbio un momento emozionante, l’unico di questa competizione. Ma probabilmente, sarebbe stato meglio uscire subito.
Dopo una disfatta del genere è inevitabile che tutti finiscano nel mirino della critica, Luciano Spalletti in primis. Sicuramente l’ex allenatore del Napoli ha commesso tanti errori in queste 4 gare, cambiando troppe pedine senza capirci molto. Ma anche dal punti di vista comunicativo, ha avuto uscite troppo spocchiose, non attirando di certo simpatie. Tuttavia, non va dimenticato quanto fatto dall’allenatore toscano nei mesi precedenti, con il raggiungimento di una qualificazione non certo scontata.
Molti tifosi e addetti ai lavori attendevano le dimissioni di Ct e presidente federale, ma non è avvenuto ed è forse un bene: giusto dare continuità ad un progetto tecnico iniziato da poco, nella speranza che molti errori non vengano ripetuti. Purtroppo, la verità nuda e cruda è che nel movimento calcistico italiano, i talenti fanno fatica ad emergere e non è colpa di Spalletti, Conte o Mancini se negli ultimi anni ci siamo ritrovati Pellè o Scamacca in attacco invece di Vieri o Vialli. Il livello del calcio italiano è ai minimi storici perchè ai giovani validi non viene dato spazio, come invece avviene in altri campionati o nazionali come Spagna, Germania o Inghilterra. Nel nostro campionato, si vuole rischiare poco e andare sull’usato sicuro o sul calciatore dal nome esotico.
Dopo ogni débâcle azzurra, si torna a parlare di ‘reset’ o di vivai da rifondare, un evergreen tutto italico. In realtà, i vivai italiani sono floridi e i talenti non mancano, ma fanno fatica ad affermarsi. Esempio emblematico quello di Cesare Casadei: giovane talento classe 2003 cresciuto nel vivaio del Cesena, passato poi all’Inter. Dopo una rapida ascesa nel settore giovanile neroazzurro (esordio in Under-19 a soli 17 anni), arriva alle soglie della prima squadra senza mai giocare. Dopo qualche mese, il Chelsea lo strappa all’Inter per una cifra vicina ai 15milioni. Segno evidente che il club londinese credeva nel ragazzo, l’Inter molto meno.
Ma questo è solo un esempio, perchè ce ne sarebbero molti altri. Nel calcio italiano il risultato conta più di ogni altra cosa, senza dimenticarci la posizione dominante dei procuratori sportivi. Sicuramente i talenti ci sono, ma va anche detto che le ultime generazioni non hanno di certo potuto vantare i piedi sopraffini di Baggio, Pirlo o Totti: purtroppo ci sono i cicli e lo sanno bene in Germania. Però, nel paese teutonico, hanno avuto quel coraggio che in Italia non avremo mai: dopo gli ultimi tonfi nei tornei internazionali, sono riusciti a resettare e ripartire dando spazio a tante giovani promesse, riuscendo a rigenerare un movimento calcistico disastrato. In Italia avremo la stessa spavalderia? Difficile se non impossibile, ma di certo auspicabile.
(foto Figc)