“Assistiamo ad un incremento esponenziale del numero di abbandoni. Si tratta di un fenomeno in crescita esponenziale che non riguarda solo i periodi estivi”. Non ci gira intorno Patrizia Giaquinto, direttrice del canile sanitario di Bari. Le sue parole non lasciano nulla al caso: “Siamo in emergenza – dice – Gli abbandoni aumentano ogni giorno di più. Abbiamo avuto mesi terribili come ottobre e febbraio che non sono riconducibili al caldo”. E quindi alla voglia di vacanza dei proprietari. “C’è proprio un atteggiamento di estrema superficialità dei cittadini, avvallato dalla mancanza di controlli”.
Giaquinto sottolinea quindi la necessità di mettere un freno a quella che ormai sembra essere diventata una pratica sempre più comune. La problematica acquista contorni ancora più complessi quando si pensa che non tutte le tipologie di abbandono sono ritenute tali dalla legge italiana. “Nessun fa nulla per reprime il fenomeno – chiarisce – Solo a Bari si assiste nella media a più di un abbandono al giorno, considerando il fenomeno documentato (quindi i cani che entrano in canile)”. Poi c’è il sommerso. “Non parliamo – aggiunge la direttrice del canile – della provincia e di tutta la regione”.
In Puglia è “boom degli animali da affezione, soprattutto cani e gatti”, che sono in totale circa 700mila, ma la regione è anche colpita “dal fenomeno dell’abbandono degli animali, con un aumento del 20% nell’estate 2023”, spiega infatti Coldiretti Puglia, commentando i dati dell’Anagrafe animali d’affezione del ministero della Salute, in base ai quali in Puglia ci sono 626.204 cani, 74.627 gatti e 25 furetti registrati.
“Oltre una famiglia pugliese su tre (40%) – prosegue Coldiretti – ospita animali da compagnia, dato superiore a quello nazionale che si ferma al 33%”, con “il 62% di chi ospita animali domestici che spende mensilmente fra trenta e cento euro”. Dai dati emerge anche che “solo il 19% spende meno di trenta euro mensili, mentre – dice Coldiretti – il 15% di chi ha un animale gli dedica un budget che va da cento a più di 300 euro al mese. E c’è anche un 4% che sborsa più di 300 euro, una percentuale praticamente triplicata rispetto all’anno precedente”.
Il rovescio della medaglia è però “il business criminale legato al mercato nero che, fra allevamenti clandestini in Italia e arrivi illegali dall’estero, coinvolge oltre 400mila cuccioli per un giro d’affari da 300 milioni di euro all’anno”.