Con la salvezza raggiunta al fotofinish, il Bari ha concluso la sua travagliata stagione. E’ quindi giunto il tempo dei bilanci per il torneo appena terminato e degli auspici per il campionato che verrà. Per affrontare tutti i temi che riguardano la Ssc Bari dei De Laurentiis, ci siamo rivolti ad un tecnico noto per la sua schiettezza, vale a dire Sandro Pochesci che si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com.
Mister, partiamo dalla fine: Bari salvo, Ternana in C. Giusto così? “Alla fine, chi vince ha sempre ragione. Nella gara del San Nicola, la Ternana ha giocato molto bene e meritava molto più di un pareggio. Poi, nella partita del ‘Liberati’, i calciatori giovani si sono un pò emozionati: non erano abituati a giocare davanti a 10mila spettatori. Nel match di ritorno, ho visto un Bari più cattivo, esperto e che non voleva retrocedere. A Terni hanno sbagliato ad affidarsi a troppi calciatori in prestito e non del territorio. Dispiace perchè la Ternana non meritava di retrocedere per quanto fatto vedere nei due incontri dei playout e durante tutto il campionato. La forza del Bari sono stati i 30mila visti al ‘San Nicola’ nella gara d’andata”.
Venendo al Bari: dalla serie A persa per pochi istanti, alla quasi retrocessione in C. Come se lo spiega? “Il campionato di serie B è questo: non dimentichiamoci le ultime retrocessioni di Spal, Benevento e Crotone. Il calcio è programmazione, competenza, passione e non blasone”.
Se il Bari si è salvato, deve ringraziare il suo capitano 41enne Valerio Di Cesare. Meglio smettere o continuare a giocare? “Dopo l’autorete nella gara d’andata, nel suo volto si vedeva la disperazione di un uomo che vive per il calcio e che non molla mai. A mio modo di vedere dovrebbe smettere e entrare a far parte dell’area tecnica della società: lui è un uomo di campo e conosce lo spogliatoio. E’ difficile dire ad un calciatore di smettere, ma credo che questo sia il momento giusto perchè nel calcio si dimentica in fretta”.
Sulla panchina biancorossa si sono avvicendati 3 allenatori quotati ed esperti come Mignani, Marino e Iachini, ma alla fine è stato il tecnico della Primavera Giampaolo a portare in salvo i galletti… “L’allenatore conta poco in quelle gare: quando subentri per le ultime partite e per i playout si sfrutta il lavoro dei tecnici precedenti. Anche se ho visto qualcun altro agitarsi e sbraitare in panchina. A me queste cose non piacciono perchè bisogna rispettare i ruoli: il direttore sportivo deve stare in tribuna”.
Sul banco degli imputati, proprio il Ds Polito: dalle stelle alle stalle in pochi mesi. Giusto cambiare? “Nel mondo del calcio, ci vuole poco per passare dalle stelle alle stalle: immaginate se Pavoletti non avesse fatto quel gol o se il Bari fosse retrocesso a Terni. Sono i rischi del mestiere e lui lo sa benissimo. Il suo ciclo a Bari si è chiuso ed è giusto cambiare, ma non perchè non sia capace, anzi, è uno dei più qualificati ds in circolazione”.
Tra i papabili successori del Ds napoletano, c’è anche il giovane direttore sportivo della Juve Stabia, Matteo Lovisa. Sarebbe l’uomo giusto per una piazza come Bari? “E’ il figlio del presidente del Pordenone. C’è stata la scalata dai dilettanti sino alla serie B, poi retrocessione e fallimento. Quest’anno insieme all’ex allenatore del Siena (anche questo club è fallito) hanno fatto benissimo alla Juve Stabia vincendo meritatamente il campionato di serie C: i paradossi del calcio. Credo che sarebbe un azzardo portarlo a Bari perchè un bravo Ds non deve essere solo bravo nel vendere o acquistare calciatori, ma deve essere bravo a gestire il gruppo e a Bari arrivano calciatori esperti e di personalità. Un conto è gestire un gruppo di giovani alla Juve Stabia, altra cosa è confrontarsi con elementi di un certo spessore e con una carriera importante alle spalle. Per fare il direttore sportivo del Bari bisogna avere gli attributi”.
Per la panchina, è spuntato invece il nome di Massimo Donati… “Ognuno deve fare la propria gavetta. A Bari non può andarci un tecnico inesperto in un campionato difficile come quello di B. Bisogna andare sul sicuro: ci sono minimo 100 allenatori che andrebbero di corsa a Bari. Bari fa gola a molti tecnici”.
Dopo una stagione disastrosa come quella appena conclusa, giusto resettare tutto o si può ripartire da qualche elemento? “La rosa del Bari non è da buttare. Ci sono tanti calciatori forti a cui aggiungere 4-5 calciatori di livello per puntare in alto. Parliamoci chiaro: in serie B il Bari deve stare sempre tra il primo e il quinto posto. Vedere 35mila in una gara dei playout di B è un qualcosa di strepitoso”.
Intanto infuria la contestazione dei tifosi baresi. Prevista anche una manifestazione per dire “No” alla multiproprietà…
“Il Bari ha un presidente importante che ha portato la società dai dilettanti ad un minuto dalla serie A. Ma se non ci sono imprenditori pronti a rilevare il club, perché contestare? Bari è Bari non potrà mai essere una seconda squadra. De Laurentiis è una garazia: lo scorso anno hanno fatto grandi cose, quest’anno è andata male”.
Se fosse un tifoso del Bari, cosa chiederebbe ai De Laurentiis per la prossima stagione?
“Una squadra vincente prima di tutto. Poi, da dicembre, pensare alla cessione del club”.
Parliamo di lei: ultima esperienza alla Juve Stabia. Pronto per ripartire? Quale progetto vorrebbe sposare? “I progetti finiscono laddove iniziano le sconfitte. Purtroppo nel calcio non c’è programmazione. Vorrei avere l’opportunità da parte di una società che creda in me, a prescindere dalla categoria. Ma mi rendo conto come sia diventato molto difficile, visto che ci sono troppi procuratori che decidono: vedo allenatori esonerati in serie B trovare panchina in serie A dopo pochi mesi. Vorrei capire come funziona questo sistema calcio: gli unici che si arrichiscono sono i procuratori mentre le società sono piene di debiti”.