Vincono anche nel 2024 i fiori nelle scelte di regalo per la Festa della Mamma, con quasi due pugliesi su tre (62%) che preferisce un omaggio floreale, in primavera che è il periodo più favorevole dell’anno per la produzione di fiori e piante, anche se le aziende florovivaistiche risentono dell’aumento dei costi del 30% con una contrazione della produzione che si è ridotta del 15% anche per la difficoltò degli scambi commerciali causati dai conflitti internazionali. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, sulla base di una rilevazione condotta nei mercati di Campagna Amica, dove a Brindisi e a Lecce ci sono calle e girasoli in dono a tutte le mamme.
I fiori vincono perché – continua la Coldiretti Puglia – permettono di esprimere con fantasia e prezzi ragionevoli i propri sentimenti senza intaccare sensibilmente il proprio bilancio, con la grane scelta per omaggiare tute le mamme dalle gerbere alle rose, dai girasoli alle calle fino ai limonium e al lisantius.
Il settore florovivaistico in Puglia è leader in Italia con il distretto in provincia di Lecce di Taviano e Leverano che si estende anche ai comuni limitrofi di Alliste, Maglie, Melissano, Nardò, Porto Cesareo, Racale e Ugento e quello della provincia di Bari con al centro della produzione e degli scambi Terlizzi, Canosa, Bisceglie, Molfetta, Ruvo di Puglia e Giovinazzo, e altre realtà aziendali sparse nel resto della regione. Il florovivaismo Made in Puglia vale 160 milioni di euro – afferma Coldiretti Puglia – ma è stretto d’assedio da piante e fiori stranieri.
Un settore oggi – ricorda Coldiretti Puglia – alle prese con l’esplosione dei costi di produzione, a causa dei rincari dell’energia che colpiscono l’intera filiera, dai fertilizzanti agli imballaggi, dalla plastica dei vasetti alla carta delle confezioni fino al gasolio.
A pesare è anche la concorrenza sleale dall’estero con le importazioni di piante e fiori che nel 2023 hanno raggiunto il valore di quasi 900 milioni di euro, in crescita del 33% rispetto all’anno precedente, secondo proiezioni Coldiretti su dati Istat. Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sul lavoro sono le donne.
Al contrario, i fiori italiani sono più sostenibili – precisa la Coldiretti – durano di più, ma sono anche più profumati, non solo perché non devono affrontare lunghi tempi di viaggio che fanno arrivare quelli stranieri meno freschi alla meta, ma anche perché molti produttori nazionali sono impegnati a selezionare varietà che presentano aromi più intensi e caratteristici.
Il consiglio è, dunque, di acquistare fiori e piante assicurandosi dell’origine nazionale meglio direttamente dal produttore o nei mercati contadini di Campagna Amica – conclude Coldiretti – per essere sicuri di mettere nel vaso un prodotto italiano al 100%, che sostiene i territori e rispetta l’ambiente e l’occupazione.