È il giorno della festa della mamma. Le vetrine dei negozi sono vestite a festa, molte altre sono piene di gadget, le bacheche dei social sono piene di messaggi e pensieri dedicati alle proprie mamme. Ma per alcune donne, quel giorno, potrebbe non arrivare mai. È il caso di alcune giovani donne baresi che hanno voluto affidare a Borderline24 le proprie preoccupazioni. Dall’assenza di certezze relative al futuro, al precariato, sino al caro prezzi, ma anche alle guerre e a problematiche strettamente legate al territorio, come scarsa sicurezza e assenza di prospettive, per sé stesse e per quei piccoli che, evidenziano “non sappiamo se mai metteremo al mondo”. Sono solo alcune delle problematiche legate alla questione che portano alcune donne a rinunciare all’idea di diventare mamma. C’è chi non sa come arrivare a fine mese, chi non è contenta del luogo in cui vive e aspetta di potersi permettere di andare a vivere altrove e chi invece, al pensiero di mettere al mondo un figlio, per quanto sia “un sogno da realizzare” viene invasa da un senso di “egoismo” legato alle difficoltà quotidiane, vicine, ma anche lontane dal capoluogo pugliese.
“Io riesco a malapena ad arrivare a fine mese e a pagare casa e bollette – ha raccontato una cittadina 36enne – per questo, l’idea di mettere al mondo un figlio mi fa paura. Come potrei offrirgli un futuro certo? Con il mio compagno non ci sto neanche pensando al momento. Più passa il tempo più diventa difficile realizzare concretamente il progetto di mettere su famiglia. Si passa molto tempo a cercare di sistemarsi e nel frattempo il tempo passa, ma non le difficoltà”, ha concluso. Parole a cui fanno eco quelle di un’altra cittadina, 32enne, che non pensa tanto all’aspetto economico, ma a quello legato al territorio. “Bari è la città in cui sono nata e cresciuta – spiega – proprio per questo per i miei figli aspiro a qualcosa di diverso. Non me ne voglia la città, ho ricordi bellissimi legati a questo posto. Ma non mi spaventa l’idea di avere una vita di difficoltà per via del precariato, tanto quanto l’idea di far crescere i miei figli qui. Aspetto di andare via da Bari e non appena possibile, imprevisti permettendo, lo farò. Qui non mi piace il modo in cui vengono gestite l’istruzione e la cultura, non mi piace il fatto che ci siano pochi spazi per i giovani, soprattutto in periferia, dove vivo, e non mi piace per nulla la questione sicurezza. Certo, io mi sono fatta le ossa, ma vorrei che i miei figli crescessero senza quella costante sensazione di paura che mi ha accompagnata per anni e mi accompagna ancora oggi anche quando mi capita di prendere un bus”, ha concluso.
“Io non penso di poter andare via e di voler andare via da Bari – ha detto infine un’altra cittadina, 30enne – qui ho la mia famiglia, il mio lavoro e al momento va bene così. Ma l’idea di mettere al mondo un figlio qui mi fa venire i brividi. La città mi sembra davvero poco a misura di bambini, offre poche opportunità e poi c’è tanto, troppo cemento. Molti amici e amiche sono andate via, alcune vivono in altri luoghi dell’Italia, altre in Germania o Spagna dove ci sono spazi per lo sport, spazi al verde e molte altre attività per i giovani e per gli adulti o dove non devi fare tre o quattro lavori per arrivare a fine mese senza avere poi tempo di qualità da spendere con i tuoi cari. Tutto funziona e c’è più attenzione e rispetto verso le persone. Non c’è nulla da fare, è diverso. Bisogna farne di strada per arrivare a quel punto. Mi sentirei un’egoista a dare alla luce un figlio in un luogo in cui c’è tanta indifferenza verso chi è diverso o ha disabilità o semplicemente è cresciuto in modo differente da altri. Qui bisogna fare molto per migliorare l’inclusione e tanti aspetti. Ci sono tanti aspetti che oggi mi fanno paura e per i quali non faccio altro che rimandare l’idea di mettere su famiglia”, ha concluso.