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L’autogestione tecnica, l’ultimo fallimento del Bari

La società biancorossa continua a collezionare errori. A fine stagione, vietato sparire

Pubblicato da: Nicola Lucarelli | Lun, 29 Aprile 2024 - 17:13

Questa stagione 2023/24 del Bari calcio, passerà agli annali come una delle più disastrose nell’ultracentenaria storia del club biancorosso. A partire dal giorno dopo la finale persa contro il Cagliari, la società dei De Laurentiis ha commesso una serie innumerevole di errori e gaffes, molte delle quali, difficili da comprendere.

Ultima, in ordine di tempo, quella di affidare la gestione tecnica della squadra a Federico Giampaolo. Mettiamo subito le cose in chiaro: l’ex allenatore della Primavera è l’ultimo dei colpevoli, anzi, di colpe non ne ha proprio. Sicuramente Iachini non stava ottenendo i risultati sperati, ma lasciare che la squadra venisse guidata in questo modo, in gare così importanti, è stata l’ennesima scelta scellerata di questa dirigenza. Affidare il destino di una squadra come il Bari ad un gruppo di calciatori che, in questo campionato, non ha dimostrato nulla sotto tutti i punti di vista, è stato un ulteriore autogol: impossibile pensare di tirarsi fuori dalle sabbie mobili della bassa classifica,  senza una guida tecnica.

Come si è potuto confidare in un gruppo di calciatori che è palesemente con i nervi a fior di pelle? Una vera e propria ‘polveriera’ a cielo aperto con compagni di squadra che si attaccano e insultano in diretta Tv. Calciatori che hanno palesato limiti tecnici, ma soprattutto caratteriali. Certo, resta sempre l’attenuante di una rosa costruita male e con colpevole ritardo da De Laurentiis e Polito. Ma siamo a fine campionato e questa squadra (che per qualche calciatore è “forte”), non ha dimostrato niente.

Una compagine che, nelle ultime 10 partite, ha incassato gol nei primi minuti delle partite in ben 5 occasioni, ravvisando terribili limiti di tenuta mentale e di approccio al match. Perchè, sia chiaro, questa non è una rosa da terzultimo posto come ci dice la classifica in questo momento. Il Bari 2023/24 ha dei limiti, ma non è da zona rossa della classifica. Evidentemente, ci sono dinamiche all’interno dello spogliatoio che non conosciamo e che hanno limitato la crescita della squadra. Non possiamo pensare che la “difesa de fero” come sosteneva il presidente Luigi De Laurentiis, sia diventata la banca del buco o che i vari Maita, Benali, Sibilli, Aramu e compagnia bella siano divenuti dei brocchi all’improvviso.

Intanto, restano solo 3 gare per evitare una retrocessione che rappresenterebbe il più grande disastro sportivo del capoluogo pugliese degli ultimi 20 anni. Bisogna essere realisti, senza farsi grandi illusioni, perchè i segnali che giungono dalla squadra sono tutt’altro che incoraggianti. Senza dimenticarci gli avversari che si dovranno affrontare, a partire dal Parma, voglioso di riprendersi la serie A sul terreno di gioco del ‘San Nicola’ nel match del 1 maggio.

Certo, nel calcio nulla è scontato e tutto può accadere. Ma sarebbe meglio non illudersi e concentrarsi da subito su aspetti che esulano dal calcio giocato: impensabile credere d’arrivare all’epilogo di questo sciagurato torneo per ‘iniziare’ ad invocare il tanto auspicato “reset” societario e dirigenziale. La famiglia De Laurentiis deve comunicare (termine poco utilizzato dalle parti di Strada Torrebella), immediatamente dopo il fischio finale dell’ultima gara ufficiale della stagione, le loro intenzioni. Sarebbe inaccettabile e offensivo prendersi le “solite” tre/quattro settimane di riflessione come avviene ogni anno. Devono parlare alla piazza ed esternare le loro decisioni. L’auspicio è che passino la mano e in tempi brevi, perchè questa sarebbe l’unica mossa in grado di tenere ancora in vita il calcio a Bari.

 

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