Non è la prima volta che la Pasquetta barese si tinge di sangue con colpi di arma da fuoco, urla e un corpo che cade morto ammazzato sull’asfalto. Scene simili si sono ripetute nella storia della mala della città. Il 1 aprile 2024 a cadere a terra senza vita è stato Lello Capriati, 41enne nipote dello storico boss di Bari Vecchia Tonino e fratello di Filippo che viene considerato l’attuale reggente. Freddato da colpi di pistola, tre alla testa e uno alla spalla. Raffaele Capriati sarebbe morto per mano di un unico killer che probabilmente era in sella ad una moto nel quartiere Torre a Mare di Bari. “Il lunedì dell’Angelo è stata altre due volte la giornata scelta dai killer – spiega il criminologo Domenico Mortellaro. Non è un caso: innanzitutto è una giornata di festa che per tradizione si vive in compagnia di amici all’aria aperta. L’attenzione è più bassa: si mangia e si beve di più. Cala quindi la naturale ansia con la quale convivono i clan. Sempre pronti a guardarsi le spalle. Oltre al fatto che una giornata di festa lascia il segno”.
Intanto proseguono le indagini affidate alla squadra mobile della Questura di Bari, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Già nella notte sirene spiegate a Bari vecchia per le prime perquisizione e gli interrogatori che si stanno susseguendo. “Non sarà stata una nottata piacevole per i tanti turisti di cui si è segnalata la presenza nei giorni scorsi – ha aggiunto Mortellaro. Le sirene della polizia nella notte e gli elicotteri bassi avranno sicuramente fatto pensare che questa è una città pericolosa. Ecco, questo non è un buon segnale”. Effettivamente non lo è. Dopo l’inchiesta che ha portato all’arresto di oltre cento persone e che ha sollevato un grande polverone, quindi, si torna a parlare di Bari: “Attenti però a parlare di una nuova guerra di malavita. Il clan Capriati negli anni ci ha preparato a colpi di scena e a pistole che sparavano per ragioni non proprio scontate. Gli investigatori vaglieranno tante ipotesi. Occorre davvero essere cauti e non fare ipotesi azzardate”.
Lello Capriati, figlio di Sabino, era stato scarcerato a fine agosto 2022 e il suo ritorno in libertà era stato accolto nel Borgo Antico da festeggiamenti, fuochi d’artificio e video sui social. Era stato condannato a 17 anni di reclusione per concorso nell’omicidio del sedicenne Michele Fazio, ucciso per errore durante una faida tra clan mafiosi rivali mentre rientrava a casa, nel cuore di Bari Vecchia, il 12 luglio 2001. Secondo l’accusa a sparare per errore al ragazzino fu Leonardo Ungredda (ucciso in un agguato nel 2003). Per il delitto furono condannati anni fa gli altri componenti del commando: Raffaele ‘Lello’ Capriati (ucciso ieri sera sera a Torre a Mare) e Francesco Annoscia, rispettivamente a 17 anni di reclusione e a 15 anni e 8 mesi di reclusione, ed un minorenne.
Intanto la famiglia Fazio ha diffuso sui social una comunicazione: “Pinuccio e Lella Fazio chiedono a tutti i giornalisti e conoscenti di non effettuare telefonate; non inviare messaggi o chat sui social network; non recarsi presso le abitazioni di famiglia e la sede della Associazione Culturale “Michele Fazio”; non essere citati in articoli di giornale, filmati, post e tag; non pubblicare fotografie, video, contenuti multimediali e/o informazioni riguardanti nostro figlio Michele Fazio e altri componenti della famiglia; di non contattare i collaboratori della Associazione precedentemente menzionata. Non siamo intenzionati a rilasciare dichiarazioni ed interviste. Desideriamo vivere SERENAMENTE la nostra vita privata, familiare e associativa. Certi della Vostra comprensione, educazione e sensibilità, ribadiamo la nostra totale estraneità ai fatti avvenuti. Ringraziamo e abbracciamo tutte le persone a noi vicine”.