“L’attenzione della pubblica amministrazione è andata sempre più concentrandosi su un ben limitato confine della città: quello di Bari vecchia, del lungomare e di parte del tessuto del Murattiano, il più centrale e commercialmente più ambito. Il resto della città, con le sue estese periferie, è stato abbandonato a se stesso, destinatario di interventi di edilizia residenziale che ne hanno massacrato le potenzialità in chiave ambientale e di prospettiva”. E’ un fiume in piena l’architetto barese Eugenio Lombardi, specializzato in progettazione partecipata e psicologia urbana all’Accademia di Belle arti di Copenaghen. Ha diretto a Bari il primo Laboratorio Urbano in Italia, promuovendo diversi progetti culturali in Bari vecchia e di riqualificazione urbana: recupero ex Macello comunale, molo di Sant’Antonio, ex Ospedaletto dei Bambini. Ha diretto a Palese il Laboratorio Urbanistico di Quartiere e costituito l’Ecomuseo Urbano del Nord Barese. Attualmente coordina la rete Civica Urbana di Palese.
“La conosciamo bene la storia del San Paolo, di Enziteto nobilitata in tempi recenti come San Pio e nell’ultimo ventennio di Sant’Anna, presentata nel 2000 come periferia sì, ‘ma con servizi’ – commenta l’architetto – L’amministrazione non è mai stata capace di mantenere gli impegni, la politica barese, ma si è ben occupata di produrre altro: la narrazione.
Contravvenendo alle più elementari norme di programmazione – spiega Lombardi – l’attenzione della pubblica amministrazione e di chi ne ha condizionato le scelte, è andata sempre più concentrandosi su un ben limitato confine della città: quello di Bari vecchia, del lungomare e di parte del tessuto del Murattiano, il più centrale e commercialmente più ambito. Il resto della città, con le sue estese periferie, è stato abbandonato a se stesso, destinatario di interventi di edilizia residenziale che ne hanno massacrato le potenzialità in chiave ambientale e di prospettiva, lasciando anche qui alla propaganda della comunicazione istituzionale il compito di esaltare ogni piccolo improduttivo intervento. Bari vecchia e il Borgo Murattiano sono invece stati catapultati nell’interesse delle produzioni televisive, trasformando Bari in una Disneyland di cui c’erano state avvisaglie con taluni interventi del Piano Urban.
Un bombardamento di immagini e di stereotipi – racconta ancora – che hanno avuto il successo che cercavano, trasformando Bari nel paradiso del turismo mordi e fuggi, di banale consumo di focaccia, panzerotti e crudo. Destinataria una cittadinanza che non si riconosce più in comunità ma in una somma di individui, tutti o quasi alla perenne ricerca di benessere effimero e che hanno salutato con applausi da stadio la comparsa di centinaia di ristoranti e pub quasi tutti concentrati nelle aree più centrali con ben visibili conseguenze sul traffico e la qualità di vita dei residenti. Ben altro Bari avrebbe avuto e ha da offrire ai propri abitanti e al turismo, si è invece scelta la strada più immediata ma priva di prospettive a lungo termine.
Sorge il serio dubbio – conclude l’architetto – che anche quello delle orecchiette sia un sistema di controllo del territorio, mentre migliaia e migliaia di turisti acquistano prodotti dalla dubbia provenienza e un enorme numero di B&B, emerso come in gran parte controllato dal crimine, sta cancellando l’identità popolare di luoghi tanto amati. A Bari vecchia la più famosa produttrice di orecchiette è stata trasformata nell’ambasciatrice di Bari nel mondo, mentre le ormai tantissime venditrici continuano a non essere interessate né dal fisco né dai controlli sanitari. Qualcosa decisamente non torna”.