Due marcatori potrebbero rivoluzionare la diagnosi precoce della malattia renale. È quanto emerso da uno studio per la prevenzione condotto sui dipendenti del Policlinico di Bari dove è stato individuato un danno renale nel 3,8% degli oltre 7mila lavoratori. I risultati dello studio sono stati presentati nella giornata di oggi, ovvero la “Giornata mondiale del rene”. A renderlo noto la Federazione delle società medico-scientifiche Italiane (Fism), la Società italiana di nefrologia (Sin) e la Società italiana di medicina del lavoro (Siml).
Lo studio è stato fortemente voluto in seguito all’aumento costante della prevalenza della malattia renale cronica che ad oggi colpisce il 10% della popolazione generale nel mondo. Il 7% solo in Italia. Da qui è nata l’idea di inserire nella visita annuale medica il dosaggio di Acr e Gfr, i due marcatori in questione, per ciascun dipendente. “L’utilizzo nelle visite di screening di Acr e Gfr – ha spiegato il professore Luigi Vimercati, direttore dell’Uoc di Medicina del lavoro Universitaria del Policlinico di Bari – ha evidenziato che l’applicazione di due semplici marcatori di danno renale, dal bassissimo costo, ha permesso di identificare in 7.124 lavoratori screenati la Mrc nel 3,8% (fascia di età 20-39 anni: 3,36%; fascia di età 40-59 anni: 3,82; fascia d’età 60-over: 5,97%), sottolineando l’importanza di un approccio multidisciplinare nella gestione dei pazienti a rischio di malattia renale cronica. La collaborazione tra esperti di diverse discipline (nefrologia, cardiologia, diabetologia, medicina del lavoro, può portare a nuove strategie per la tutela della salute dei lavoratori e la prevenzione delle malattie renali” – ha concluso.
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