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Stretta dell’Ue sulla pesca, l’appello: “No a follie green”

L'intervento della Coldiretti

Pubblicato da: redazione | Lun, 18 Marzo 2024 - 06:28
Pesca

Si alla sostenibilità e alla tutela dei mari, ma sulla flotta dei pescherecci pugliesi pesano le follie green con il nuovo regolamento UE sui controlli che impone l’obbligo di avere a bordo sistemi di monitoraggio elettronico a distanza, comprese le telecamere a circuito chiuso, fino al divieto del sistema di pesca a strascico e alla restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali. E’ quanto torna a denunciare Coldiretti Impresa Pesca Puglia, in relazione al ricorso del Governo italiano alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, avverso il Regolamento (UE) 2023/2842 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 novembre 2023 per quanto attiene ai controlli nel settore della pesca. Intanto, plauso di Coldiretti Impresa Pesca al provvedimento del MASAF che limita gli ami dei palamiti dei dilettanti da 200 a 50, nella direzione di contrastare tutti coloro che utilizzano in maniera illegale questo attrezzo andando a danneggiare la pesca professionale”. Il palamito è un attrezzo tecnico “destinato a chi ne fa un utilizzo professionale”, sottolinea Coldiretti Impresa Pesca, aggiungendo di come troppo spesso “si sia assistito a pescatori che si definivano ricreativi gettando in acqua 200 ami, pur essendo in realtà pescatori professionali”.

Sarebbero quasi 500 i pescherecci pugliesi che saranno “affondati” dalle nuove linee europee che tra l’altro prevedono la scomparsa della pesca a strascico, il settore più produttivo della marineria, con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione e sui consumi. Il settore della pesca e dell’acquacoltura in Puglia – conclude Coldiretti Puglia – vale 225milioni di euro, secondo i dati CREA, con una flotta operante lungo le coste pugliesi costituita da 1.455 battelli che rappresenta il 12,3% del totale nazionale, il 10,5% del tonnellaggio e il 12% della potenza motore, con le aree vocate di  Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi, oltre agli allevamenti in mare aperto di spigole, ombrine e orate.

Il sistema a strascico rappresenta in termini di produzione ben il 35% del pescato nazionale, operando di media non più di 130 giorni all’anno, secondo l’analisi di Coldiretti Impresapesca. Ma le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali, con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030, con un impatto devastante sull’economia sull’occupazione e sui consumi. Intanto, già quasi 8 pesci su 10 che arrivano sulle tavole sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappiano, soprattutto a causa della mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine – denuncia Coldiretti Puglia –  sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy. Gli effetti combinati dei cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante impattano sulla sopravvivenza delle 1.500 imbarcazioni pugliesi – ricorda Coldiretti Puglia – ma anche sulla salute dei cittadini poiché con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo le importazioni dall’estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelle tricolori.

Il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.E intanto bussa già alla porta il pesce in provetta dove l’ultima deriva arriva dalla Germania con i primi bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli Usa con un’abile strategia di marketing si stanno buttando sul sushi in provetta. La società tedesca Bluu Seafood impegnata nel progetto – spiega Coldiretti – promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali.

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