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Falsi corsi di formazione, recuperati nel Nord Barese 2,5 milioni

Sette denunce

Pubblicato da: redazione | Ven, 1 Marzo 2024 - 13:19

Quasi 1 milione di euro è già rientrato nelle casse dello Stato, a seguito di riversamento di crediti di imposta inesistenti, relativi all’agevolazione Formazione 4.0, restituiti nel corso del 2023 da imprese della provincia di Barletta-Andria-Trani. L’obiettivo è ambizioso: riportare nelle casse dello Stato il 100% del credito utilizzato ma non spettante. La contestazione complessiva al momento raggiunge i 2.5 milioni di euro; ma si tratta di cifre che potrebbero incrementarsi, alla luce dei controlli in essere, volti ad intercettare ulteriori compensazioni.

L’indagine riguarda corsi di formazione destinati al personale mai svolti solo per maturare crediti da riutilizzare per compensare tasse e tributi. Una truffa che – secondo l’accusa – coinvolge diverse aziende del nord Barese.  Sette i denunciati, di cui cinque segnalati alla Corte dei Conti, e un valore complessivo di 2,5 milioni di euro di crediti
inesistenti scoperti. Tutto ruota attorno alla misura del Governo chiamata Formazione 4.0 che prevedeva agevolazioni fino al 60% sulle spese sostenute dalle imprese per la formazione del personale e la digitalizzazione delle modalità operative.

La restituzione delle somme, compensate in assenza del presupposto di spettanza del credito, è stata effettuata in base a quanto previsto dall’art. 1, cc. 174-178 L. 197/2022, a seguito di impulso derivante dall’iniziativa congiunta della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle entrate, nell’ambito del tavolo di coordinamento istituito presso la Procura della Repubblica di Trani, denominato “Polo Tutela Penale delle Entrate” e finalizzato alla tutela del gettito fiscale mediante un’azione sinergica di analisi, selezione e intervento.

Il riversamento dei crediti inesistenti non estingue il reato, ma si iscrive nel contesto delle azioni “ripristinatorie”, da affiancare alla repressione penale, che sono al centro dell’attività della Procura della Repubblica di Trani, sul fronte del contrasto alle frodi tributarie.

Il procuratore capo di Trani, Renato Nitti, è il promotore del meccanismo virtuoso che sta dietro a questo risultato: “La vocazione repressiva dell’azione penale non restituisce, da sola, alla collettività il valore sottratto da chi mette in atto una frode. Per questo motivo, negli ultimi tre anni abbiamo impostato un metodo di lavoro basato sullo scambio di informazioni e sul coordinamento con gli enti preposti al governo delle entrate pubbliche, schierando al loro fianco la Guardia di Finanza, in veste di polizia giudiziaria. L’obiettivo è quello di ottenere l’emersione tempestiva delle frodi, attraverso la constatazione in tempo reale del reato di compensazione inesistente, come in questo caso. Accade, infatti, che la percezione dell’immediatezza della risposta dell’apparato repressivo si abbina alla possibilità di recuperare effettivamente le somme, quando è trascorso un tempo minimo dalla commissione del fatto. In questo caso, l’intervento della polizia giudiziaria ha generato addirittura l’attivazione autonoma dei soggetti interessati, che hanno provveduto al riversamento, prima che intervenissero le misure cautelari.”

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