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Il ‘Made in Puglia’ è a rischio: ecco gli alimenti più taroccati

Dall'olio contraffatto alle etichette "fuorvianti". Le associazioni: "Necessario tutelare i nostri prodotti"

Pubblicato da: Rosanna Volpe | Ven, 2 Febbraio 2024 - 17:27

E’ sicuramente l’olio, il prodotto pugliese più contraffatto. L’oro giallo assieme con pasta e ortofrutta lavorata e conservata made in Puglia sono i prodotti più richiesti all’estero e quelli più soggetti a contraffazione. La famigerata ‘Dieta Mediterranea’, insomma, è la più invidiata (e copiata) del mondo. A minacciare il Made in Italy a tavola nel mondo ci sono anche le prime richieste di autorizzazione alla messa in commercio di carne, pesce e latte sintetici alla minaccia delle etichette allarmistiche sul vino fino al semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze tricolori. Si tratta di un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio e incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

Ma non è finita qui. Gli attacchi arrivano anche dall’Italians sounding, un fenomeno che consiste nella commercializzazione di alimenti e bevande etichettati, o che graficamente riportano alla provenienza italiana, quando in realtà non sono prodotti in Italia. Una cattiva abitudine diffusa e che spesso inganna gli italiani stessi.   Questa truffaldina economia parallela sfrutta le assonanze dei prodotti italiani più famosi (Parmigiano Reggiano, Mozzarella di Bufala, pomodoro San Marzano, ecc.) sottraendo importanti quote di mercato alle aziende italiane, molti dei quali coperti da marchi di prodotto.Ma la contraffazione riguarda appunto anche i consumatori italiani.

In un anno è scoppiato quasi un allarme alimentare al giorno in Italia per un totale di ben 317 notifiche, l’86% delle quali hanno riguardato prodotti importati dall’estero. Dei 317 allarmi che si sono verificati nel 2022 solo 44 (14%) hanno riguardato prodotti di origine nazionale, 106 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (33%) e 167 da Paesi extracomunitari (53%); in altre parole, oltre otto prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (86%). I pericoli maggiori sono venuti dal pesce spagnolo per l’alto contenuto di mercurio e dai molluschi e bivalvi, sempre provenienti dalla Spagna, in particolare per la presenza di norovirus, agente patogeno riscontrato anche sulle ostriche francesi. Molto pericolose anche le carni avicole contaminate da salmonella, provenienti dalla Polonia, i pistacchi e i fichi secchi dalla Turchia per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene, presenti anche nei pistacchi dagli Stati Uniti, nonché i pomodorini dall’Egitto e i litchi dalla Cina, per la presenza di pesticidi oltre i limiti consentiti. Una conferma viene dal fatto che i prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge in Italia è stato pari al 6,4% nei prodotti di importazione, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale, secondo i dati dell’ultimo Rapporto pubblicato da EFSA nel 2022.

La lista degli alimenti italiani più imitati nel mondo: Parmigiano Reggiano; Mozzarella di Bufala; Prosecco; Pecorino; Gorgonzola; Grana Padano; Prosciutto San Daniele e Parma; Asiago; Chianti; Pomodoro; Olio extra vergine di oliva; Pasta di semola di grano duro; Birra; Salame.

Massimiliano Del Core presidente Confagricoltura Bari – “Bisogna contrastare le contraffazioni sensibilizzando i consumatori rendendoli più consapevoli di ciò che portano a tavola. E’ fondamentale controllare etichette e certificazioni, sigle importanti in termini di origine e sicurezza dei prodotti. In agricoltura il made in Italy è un modello: dobbiamo fare di tutto per preservare le nostre produzioni e la loro qualità, al fine di tutelare il consumatore finale. Ci sono produzioni però che ricevono una domanda superiore rispetto alle produzioni effettive. Un esempio, di recente, è stato l’olio. Questo ha comportato l’utilizzo di materie provenienti da paesi terzi. Il problema non è utilizzarle, ma controllare che ci siano tutte le garanzie per la tutela e la salute delle persone. Per questo chiediamo costantemente ai nostri soci di essere i più chiari possibili con i propri clienti: indicando nelle etichette la provenienza dei prodotti. Dall’altra parte auspichiamo che chi effettua controlli nelle dogane, da dove transitano le materie prime per necessità di mercato, lo faccia correttamente. Esiste un protocollo valido per il personale delle dogane, Gdf e Nas: loro sono la nostra prima garanzia. Mi auguro che ci sia collaborazione continua tra istituzioni, forze dell’ordine e imprenditori al fine di essere corretti seguendo anche la logica del mercato, che permette di utilizzare materie prime dall’estero.
Abbiamo fissato un incontro con il presidente della Commissione Agricoltura, Francesco Paolicelli, per il prossimo 14 febbraio ad Altamura, per parlare di grano e del suo prezzo legato anche all’importazione dai mercati esteri. Quello che come Confagricoltura Bari-Bat abbiamo fatto e continueremo a fare, è garantire ai nostri soci competitività sul mercato rispettando le norme vigenti, al fine soprattutto di garantire il consumatore finale e la qualità dei prodotti”.

Coldiretti Puglia – È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. In caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici”. Per questo, occorre avanzare nel percorso per la trasparenza sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta che, grazie alle battaglie della Coldiretti, ha raggiunto ormai i 4/5 della spesa – dalla carne al latte, dall’ortofrutta fresca alle conserve di pomodoro, dai formaggi ai salumi – anche se non è ancora possibile conoscere l’origine per prodotti come la frutta trasformata in succhi e marmellate, verdure e legumi in scatola. Ci ha pensato Coldiretti a stilare . Tra i cibi made in Italy più copiati troviamo formaggi, salumi, olio extra vergine di oliva, prodotti ortofrutticoli freschi come il pomodoro San Marzano, vini”.

 

 

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