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Per 8 studenti su 10 il diploma può bastare per trovare lavoro

Ma serve una specializzazione

Pubblicato da: redazione | Sab, 27 Gennaio 2024 - 18:32

Il diploma di maturità può bastare per trovare la propria dimensione nel mondo del lavoro. Specie se associato a una formazione supplementare mirata, che non deve essere necessariamente di tipo accademico. La pensano così molti dei 1.550 giovani studenti della scuola secondaria di primo grado coinvolti dall’Osservatorio sull’orientamento scolastico, di Skuola.net, realizzato in collaborazione con Unioncamere. Tra gli studenti che tra pochi giorni dovranno scegliere la scuola superiore, ben 8 su 10 si discostano infatti dal luogo comune che vede l’università come l’unica strada in grado di garantire un futuro soddisfacente, a cui rimane legato il 19%. La nuovissima generazione, la cosiddetta Alpha, sembra dunque differenziarsi da quella precedente, ossia la Zeta, per una visione del periodo post-diploma in cui l’università è solo una delle tante opportunità per completare la propria formazione e inserirsi nel mondo del lavoro. Ma, allo stesso tempo, la maggior parte dei ragazzi che rivalutano la “spendibilità” di un buon diploma è consapevole che non ci si possa certo fermare al termine delle scuole superiori: il 52%, perciò, immagina che per aumentare le proprie chance occupazionali, prima di candidarsi per un lavoro qualificato, un diplomato debba comunque passare per una delle tante opportunità di specializzazione professionalizzante disponibili (ITS Academy, lauree o corsi professionalizzanti, tirocini aziendali, ecc.), mentre un più esiguo 29% crede che per farcela siano sufficienti volontà e determinazione.

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In prospettiva, questo, è sicuramente un buon segnale, visto che in base agli ultimi indicatori forniti dalla stessa Unioncamere attraverso il suo Sistema Informativo Excelsior, il 29% dei contratti di lavoro programmati dalle imprese dei settori industriali e dei servizi nel 2023 ha riguardato diplomati e nei prossimi 5 anni la previsione è che tale quota supererà il 31%. Peccato che i diplomati più richiesti spesso non siano sufficienti a soddisfare il fabbisogno delle imprese, che in molti casi cercano invano profili “introvabili”, in possesso di un titolo di tipo tecnico o professionale: Unioncamere stima che nei prossimi 5 anni potrebbero mancarne addirittura più di 200 mila. Su questo aspetto, a giudicare dai risultati del sondaggio, sembra tuttavia che gli studenti della scuola secondaria di primo grado di oggi continuino a guardare in massa in direzione dei licei. Alla vigilia dell’apertura delle iscrizioni, circa 6 su 10 stavano valutando soprattutto questi indirizzi. Un dato in linea con quanto già rilevato in passato e soprattutto con le scelte effettive degli studenti registrate negli ultimi anni. Purtroppo, però, questa “licealizzazione” di massa porta con sé alcuni effetti collaterali. A causa di un orientamento errato alcuni di loro finiscono per spostarsi, durante il quinquennio, sull’istruzione tecnico-pratica o, peggio ancora, abbandonano in corso d’opera. Oppure, quasi costretti a iscriversi all’università dopo la Maturità, non riescono a completare il percorso accademico. Riscontrando così grandi difficoltà a trovare un’occupazione a elevata qualifica (e retribuzione).

Le occupazioni più gettonate restano l’insegnante, il medico, l’ingegnere, lo psicologo. Secondo Unioncamere tutte professioni strategiche sotto molti aspetti anche nei prossimi anni e, tuttavia, ai primi posti delle classifiche delle offerte di lavoro delle imprese, documentate mensilmente attraverso le indagini Excelsior, si trovano prevalentemente richieste di “tecnici” o comunque di risorse con abilità pratiche. Ma la principale leva da attivare per superare questo disallineamento tra le idee e le intenzioni è quella dell’orientamento, per evitare di fare delle scelte quasi “al buio”. Un problema che i recenti interventi del ministero dell’Istruzione e del Merito intendono risolvere. E i risultati di questa azione sembrano già iniziare a vedersi: rispetto a dodici mesi fa, infatti, si sgonfia leggermente la quota dei “licenziandi” che si dicono totalmente indecisi sul post scuola secondaria di primo grado: scende dal 25% al 21%.

Un punto importante è proprio lo snodo relativo al passaggio dalle scuole secondarie di primo grado a quelle di secondo grado, laddove emerge che 4 studenti su 5 dichiarano di aver svolto delle attività di orientamento, ma con il 44% di loro che riferisce di averle iniziate solo all’avvio dell’ultimo anno delle scuole medie. Sempre in merito alle attività di orientamento svolte, si rileva come il 38% le promuova a pieni voti e come il 46% riscontri un gradimento almeno parziale; mentre il 16% dichiara che tali attività non hanno aiutato a chiarirsi le idee sulla scuola superiore da scegliere. La situazione, però, dovrebbe migliorare nei prossimi anni, visto che il PNRR ha portato con sé una riforma dell’orientamento scolastico, che impone lo svolgimento di almeno 30 ore specifiche all’anno, a partire dalla prima media. Ore che dovranno essere “riempite” di contenuti provenienti da soggetti competenti in materia, onde evitare di alimentare quel cortocircuito che oggi crea il mismatch tra domanda e offerta di talenti sul mercato del lavoro.

 

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