Anche Bari scende in piazza per dire no all’autonomia differenziata nel giorno in cui, al Senato, ha preso il via l’iter per la riforma ideata dal ministro Roberto Calderoli. In molti, si sono riuniti a piazza Libertà, a partire dalle ore 16.30, per gridare il proprio dissenso alla riforma. Ma le proteste si sono svolte in moltissime altre città d’Italia.
“La riforma – si legge nelle note relative alla manifestazione – prevede il progetto divisivo delle Regioni padano-venete, tanto rischioso per l’unità sociale del Paese, perché minerebbe l’uguaglianza dei diritti dei cittadini, lasciando indietro i meridionali e sancirebbe una frattura nel Paese, tra il Nord dei “ricchi” e il Sud dei “poveri” – concludono. In piazza a Bari, oltre ai cittadini e al sindaco Antonio Decaro, sono presenti anche i sindaci del movimento Recovery Sud, tra cui quello Ruvo, Pasquale Chieco, e di Corato, Corrado De Benedittis, ma anche la presidente del consiglio regionale pugliese, Loredana Capone, Domenico De Santis, segretario regionale del Pd Puglia, il presidente dei Socialistideuropa, Onofrio Introna e il segretario generale di Flc Cgil Puglia Ezio Falco. Nel corso della protesta gli organizzatori hanno presentato un documento al prefetto di Bari con alcune proposte locali contro la riforma.
“Quando l’intera materia dell’istruzione sarà devoluta alle Regioni – ha commentato Falco – come rischia di essere con il ddl Calderoli con ogni probabilità noteremo ancora più storture sul funzionamento della scuola pubblica”. “Stiamo discutendo in questi giorni – ha aggiunto – gli esiti del dimensionamento scolastico, che è un piccolo pezzo delle competenze delegate alle Regioni. E già questo sta producendo grossi danni alle scuole della Puglia. Stiamo registrando come le decisioni pubbliche in materia siano assunte non proprio con criteri di razionalità amministrativa e di efficienza” – ha concluso. Parole a cui fanno eco quelle di Antonio Decaro.
“Quello che sta accadendo – ha detto – rischia di far diventare la parte del Paese già ricca ancora più ricca e la parte che è già povera ancora più povera. L’autonomia differenziata senza finanziare i livelli essenziali delle prestazioni peggiora la situazione attuale che non ha mai superato la spesa storica e che già vede differenze nel nostro Paese” – ha aggiunto evidenziando che non è ancora stata data piena attuazione dell’articolo 3 della Costituzione perché, spiega “in questo Paese il livello dei servizi dipende dal luogo in cui nasci o vivi”, e ha aggiunto che “perequazione significa dare di più a chi ha più bisogno”.
“Se oggi siamo qui a parlare di autonomia differenziata – ha detto infine – è anche per colpa nostra, della mia parte politica. Se non avessimo dato attuazione alla riforma del titolo V della Costituzione per inseguire la Lega, oggi non staremmo parlando di autonomia differenziata, non staremmo parlando del decreto Calderoli. Questo è accaduto nel passat, abbiamo sbagliato nel passato, non sbagliamo un’altra volta. Lo dobbiamo alle nuove generazioni dei Comuni del Sud del nostro Paese” – ha concluso.