Due sparatorie in poche ore in quartieri popolari e in orari di punta. Una nel quartiere Libertà e l’altra a Carrassi. Solo una manciata di giorni prima, nel quartiere Poggiofranco, colpi di arma da fuoco hanno ucciso Mauro di Giacomo un fisioterapista che lavorava al Policlinico. Tre episodi che hanno scosso l’opinione pubblica e hanno riacceso i riflettori sul tema sicurezza. Tantissimi gli episodi di aggressione tra giovani – e non – in tutti i quartieri, non solo periferici, si sono registrati nel corso del 2023. All’interno dei parchi ma anche nelle zone limitrofe della movida. E non sempre la lettura della violenza e di episodi di sangue sono da collegare alla malavita, che pure fa il suo. Non ha dubbi Domenico Mortellaro, criminologo originario di Giovinazzo ma attento studioso delle dinamiche criminali della città di Bari.
Mortellaro, come spiega il crescere di episodi di violenza in città?
Tre sparatorie nel giro di una manciata di ore come se fosse normale girare con una pistola e sparare. Io credo che a Bari certe situazioni siano state sempre sottovalutate. Non ho avvertito un particolare eco mediatico dopo episodi come questi. Siamo ormai vittime della narrazione “Sorridi sei a Bari” e la politica è figlia degli slogan che ha inventato. La verità è che raccontiamo una città che non esiste: l’immagine non corrisponde al prodotto che vendiamo. Abbiamo consentito che le ore serali siano unicamente demandate alla movida senza avere gli strumenti per governarla. Ma la malavita ha tutti gli strumenti per farlo avendo una capacità di riciclaggio altissima. I vertici dei clan sono tutti in galera, grazie all’impegno delle forze dell’ordine. Questo avrebbe dovuto farci percepire una inversione di tendenza: evidentemente non è così.
Non solo la gestione della droga quindi…
Non solo la droga. Anche se continua a essere devastante il flusso di sostanze stupefacenti sempre nuove e a passo con le necessità dei consumatori. Oggi gira una droga particolarmente preoccupante: il cobret. E’ una sostanza di scarto dell’eroina e viene assunta con una modalità particolare. Viene sciolta su un foglio di alluminio e scaldata con l’accendino. I vapori che si ricavano vengono poi inalati con una cannuccia. Pochi euro per entrare in un vortice di dipendenza altissima.
E poi ci sono le armi che, a quanto pare, finiscono facilmente nelle mani di chiunque…
Le armi girano da anni e si trovano dove sono sempre state. Basta raggiungere i quartieri popolari e parlare con le persone giuste. Il prezzo cambia a seconda se si tratti di una pistola pulita o già utilizzata per altre esecuzioni. In quest’ultimo caso ha un prezzo più basso con tutti i rischi del caso.
I baresi si sentono al sicuro nella loro città?
La percezione della sicurezza è bassissima: i baresi non si sentono al sicuro e fanno bene. Evitano situazioni e strade considerate a rischio. Anche se, come ci insegna quanto accaduto a Poggiofranco (omicidio Di Giacomo, ndr), non si è al sicuro neanche nei quartieri residenziali. D’altronde questa è la stessa città dove si firmano ordinanze antibotti puntualmente sbeffeggiate. Queste ordinanze spot servono solo a rendere felice il salotto buono della città, ma di fatto non si concretizzano nel quotidiano e risultano prima ridicole e poi offensive.
E la politica…
Evidentemente tace. E’ folle quanto accade ai margini della politica: i boss nella migliore dell’ipotesi hanno la terza media. Da tempo è evidente a tutti che la maggior parte delle intuizioni vengono suggerite ai malavitosi da professionisti compiacenti che hanno fornito tutti gli strumenti alle organizzazioni criminali per fare un salto importante e per entrare in circuiti più redditizi. Questa città, a mio avviso, non ha la serenità giusta per affrontare le primarie. Io non ho dubbi sulla moralità dei concorrenti. Ma c’è un rischio concreto di infiltrazioni. D’altronde la cronaca ci ha raccontato quanto Bari non sia stata immune ad episodi di voto di scambio. Per questo motivo la politica deve avere il primato. Deve prendersi le proprie responsabilità e non deve scaricarle ai cittadini. Non dimentichiamo che arriveranno fiumi di denaro per il Pnrr e bisogna farsi trovare pronti. Bisogna metterli al sicuro e lasciare che siano davvero utilizzati per la crescita della città senza alcuna infiltrazione mafiosa.
La facilità con cui ci si minaccia pesantemente anche per questioni futili da una parte e l’abitudine per qualcuno di millantare “l’appartenza a…” alle volte fa pensare: ma questa è una città ammalata di malavita?
Sì e da sempre. In nessuna città quando si parla di un boss ci si può azzardare ad usare il suo nome di battesimo. Più facilmente si antepone “don” o comunque si fa in modo di mantenere, almeno verbalmente, una certa distanza. A Bari il boss viene chiamato addirittura con un vezzeggiativo come fosse un proprio amico o un conoscente stretto. Questo spiega come da sempre i boss che hanno governato la città sono stati percepiti come persone con i quali stringere un rapporto per fare affari direttamente o indirettamente. Consapevoli di questo i giovani della camorra barese stanno vicino ai figli dei professionisti. Si sentono così entrambi, e per ragioni diverse, più al sicuro.