Un buon grado zuccherino e una buona succosità determinati da una stagione calda: si annunciano buoni riscontri organolettici per le clementine, prodotto d’eccellenza pugliese e in particolar modo del Tarantino. La raccolta del frutto è iniziata da qualche settimana e secondo una stima di Confagricoltura Puglia i produttori hanno già raccolto circa il 20% del prodotto.
Mentre la campagna 2023 è in pieno corso, c’è molta attesa per la risposta dei mercati. Le condizioni climatiche hanno influenzato la produzione e, rispetto a quella precedente, si registra un calo di circa il 20-30 per cento. Per i calibri pregiati si stanno registrando al momento ottime risposte da parte dei mercati nazionali e internazionali i quali sono disposti a pagare anche un 10-20% in più proprio perché la qualità è alta e il prodotto profumato e gustoso è molto apprezzato.
La Puglia con una superficie di circa 5500 ettari e una produzione nel 2022 di oltre 113mila tonnellate, concentrata in prevalenza nella zona del tarantino, è dopo la Calabria la regione più importante in termini di produzione e qualità.
“Le imprese si trovano di fronte a un aumento enorme dei costi di produzione, soprattutto per l’energia, insieme alla sfida nell’ottenere alcune materie prime e all’incremento degli interessi e dell’inflazione, causando una flessione nei consumi. Questa situazione sta portando a una diminuzione dei profitti aziendali e a una mancanza critica di liquidità che sta influenzando negativamente gli investimenti e potrebbe persino portare alla chiusura delle attività produttive” evidenzia Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia.
“Le clementine, come tutti gli agrumi pugliesi, hanno un ruolo strategico nelle esportazioni e per l’occupazione. Serve però fare sistema, superare i personalismi e arrivare a rafforzare la presenza dei nostri agrumi sui mercati internazionali già forniti e scoprirne di nuovi. In questo è necessario un supporto concreto da parte delle istituzioni per migliorare la fiducia delle imprese, aumentare l’efficienza e rilanciare la competitività del settore. Servono poi misure regionali che possano compensare le perdite delle imprese e aiutarle a coprire i costi aggiuntivi di produzione, migliorando la liquidità delle aziende ortofrutticole e permettendo loro di riprendere gli investimenti e l’assunzione di personale”.