Il rogo e poi la morte. Il 10 aprile del 1991, in seguito alla collisione nel porto di Livorno con la petroliera Agip Abruzzo, il traghetto Moby Prince prese fuoco. A bordo c’erano 141 persone. In 140 persero la vita. Fra loro 4 molfettesi: Giovanni Abbattista (46 anni), Natale Amato (53), Giuseppe de Gennaro (29) e Nicola Salvemini (36).
“Ancora oggi per quella tragedia, il più grave disastro della marineria civile italiana, non ci sono colpevoli. Nonostante il lavoro svolto dalle commissioni parlamentari di inchiesta. Nonostante il lavoro della magistratura. Nonostante il grido di dolore e la ricerca di verità e giustizia dei parenti delle vittime. Di quelli che sono rimasti”, si legge in una nota del Comune di Molfetta.
Oggi, lunedì 4 dicembre, alle 18, la sala conferenze della sede municipale di Via Martiri di Via Fani ospiterà un incontro pubblico, sostenuto dall’Amministrazione e fortemente voluto da Emanuele Abbattista, figlio di una delle quattro vittime molfettesi, che interverrà in apertura dei lavori. Nel corso del convegno sono previsti gli interventi di Giuseppe Tagliamonte e Giacomo Sini, familiari delle vittime, Luchino Chessa, presidente dell’associziaone 10 aprile, Nicola Rosetti, presidente dell’associazione 140, Francesco Bruni, componente della prima Commissione parlamentare d’inchiesta del Senato, Nicola Fratoianni, componente della seconda commissione parlamentare d’inchiesta della Camera dei deputati.
«E’ un obbligo morale ricordare questi lavoratori del mare che hanno pagato con la vita il loro diritto al lavoro – commenta il sindaco di Molfetta Tommaso Minervini – abbiamo bisogno di verità e di giustizia per una vicenda che presenta ancora aspetti non chiariti. I nostri concittadini, tutta la marineria. A tutte le altre vittime di quella assurda tragedia devono essere riconosciuti i loro diritti e soprattutto devono essere approvate norme che consentano di evitare il ripetersi di tali sciagure». Il convegno sarà trasmesso sulla pagina youtube del Comune di Molfetta e sulla pagina fb del Comune.