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Bressan: “Bari – Venezia: prevedo pareggio. Aramu va fatto giocare”

Il 'doppio ex' ha raccontato le sue avventure a Bari e Venezia e analizzato il momento dei biancorossi

Pubblicato da: Nicola Lucarelli | Mer, 22 Novembre 2023 - 17:27

Archiviata la sosta per le nazionali, torna anche il campionato di serie B. Dopo il rocambolesco pareggio ottenuto contro la Feralpisalò, il Bari si prepara ad affrontare una big di questo campionato cadetto: il Venezia. La società lagunare occupa attualmente la seconda piazza della classifica del torneo di B. Per affrontare i vari temi di questo match e del campionato,  abbiamo interpellato un doppio ex di Bari e Venezia, vale a dire Mauro Bressan. Bressan si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com per raccontare anche la sua carriera e parlarci dei suoi impegni attuali.

Partiamo dalla stretta attualità. Nazionale italiana qualificata agli Europei, ma con qualche brivido di troppo…

“Da quando è arrivato Spalletti, le cose sono cambiate anche se c’è ancora tanto da lavorare. Meritiamo senza dubbio di partecipare ai campionati europei e credo che saremo la mina vagante del torneo”.

C’era il rigore per l’Ucraina?

“Per me no e non capisco come qualcuno possa asserire il contrario: Mudryk si è lanciato verso l’altro lato, il contatto è stato  leggerissimo e lui ha accentuato tanto. L’arbitro ha fatto bene a non assegnare il penalty”.

E veniamo a lei. Nel 2018 ha fondato la Nfa – National Football Academy, un’accademia per giovani calciatori dai 6 ai 14 anni con dei corsi estivi.

“Il progetto è ancora in corso tra mille difficoltà. L’intento è quello di mandare avanti un’accademia con l’obiettivo di far capire alle società di calcio, che i più piccoli devono essere liberi di divertirsi ed esprimere il loro talento senza imposizioni o fanatismi. Bisogna affidarsi a tecnici capaci e avere i maestri giusti”.

Nel 2011 ha ottenuto la qualifica di direttore sportivo. Si è mai cimentato in questa professione?

“A dir il vero no. Ho ricevuto delle proposte, ma non le ho ritenute interessanti. La mia idea di direttore sportivo è quella di una figura in grado d’essere anche un supporto per l’allenatore. Se c’è feeling tra direttore e tecnico, le cose non possono che andare bene”.

Il 24 giugno ha partecipato al grande raduno di Operazione nostalgia. C’erano tanti campioni e vecchie glorie…

“È stato bellissimo e ringrazio Andrea Bini, organizzatore dell’evento. A parte i grandi campioni come Del Piero, Totti o Di Natale, è stato significativo l’affetto della gente: c’erano 12mila persona allo stadio di Ferrara. Una cosa che non dimenticherò facilmente sono i tiri di Di Natale: incredibile alla sua età”.

Veniamo alla sua  carriera da calciatore. Carriera iniziata nelle giovanili del Milan degli olandesi dell’inizio degli anni novanta. Non male come inizio…

“Ho iniziato dal “top”: arrivavo dalla serie D e ritrovarmi all’improvviso nello spogliatoio con Gullit, Van Basten, Ancellotti e Baresi è stato fantastico. Mi sono allenato 2 anni con loro e ho appreso da vicino il cambio di mentalità e di tattica portato da Arrigo Sacchi”.

Quale il picco più alto della sua carriera?

“Una carriera con alti e bassi come succede un po’ a tutti. Sicuramente gli anni a Firenze hanno rappresentato l’apice della mia carriera con la vittoria della Coppa Italia e la partecipazione alla Champions League”.

Sabato si incontreranno Bari e Venezia. Lei ha vestito la maglia arancioneroverde nella stagione 2001/02. Che ricordi ha di quell’esperienza?

“Arrivavo dalla Fiorentina e c’era la volontà di fare bene. Nonostante avessimo una buona squadra, retrocedemmo in serie B. Ci furono vari cambi di allenatore e le cose non andarono per il meglio”.

Nel Bari ha invece militato dal 1997 al 1999 per un totale di 57 presenze ed una rete. Una squadra che si tolse diverse soddisfazioni in giro per l’Italia…

“Bari è nel mio cuore perché ho disputato due bellissimi campionati, andando sempre oltre le attese. In panchina avevamo uno stratega come mister Fascetti in grado prepapare le partite in maniera incredibile, spesso ci sorprendavamo anche noi. Poi c’erano i “jolly” come il sottoscritto, Manighetti o De Ascentiis che lui spostava in varie zone del campo in base alle necessità. Riusciva ad imbrigliare le squadre avversarie, soprattutto in trasferta”.

Una squadra che ha perso tre elementi cardine come Mancini, Ingesson e Masinga. Cerchiamo di ricordarli col sorriso…

“Avevamo un grande gruppo che faceva la differenza. Circa Masinga mi faceva sorridere la sua vocina da bambino che stonava un po’ col fisico imponente. Ingesson era un vero leader: parlava poco, ma quando lo faceva, si faceva sentire. Anche Mancini era un tipo silenzioso, ma aveva grande personalità: bastava un suo sguardo per farci capire come bisognava procedere dentro e fuori dal campo”.

E veniamo al Bari dei giorni nostri. Risultati altalenanti per gli uomini di Marino, lontani da quanto fatto lo scorso anno…

“Dopo la delusione dello scorso anno era difficile ripetersi. È stata una botta incredibile ma è il bello e il brutto del calcio. La squadra non si è ripresa dal punto di vista mentale. Tuttavia, con Marino pare che le cose siano cambiate e che i giocatori abbiamo ritrovato fiducia ed entusiasmo”.

Momento d’oro per Sibilli, mentre non si è ancora visto il vero Aramu…

“Situazione un po’ strana, visto che Sibilli a Pisa non giocava tantissimo. Si vede che ha trovato il momento e l’entusiasmo giusto. Aramu è un calciatore molto tecnico che può dare qualità, ma deve recuperare un po’ di autostima: giocando solo spezzoni di partita diventa difficile dimostrare il proprio valore”.

Per il direttore sportivo Ciro Polito, le priorità nel prossimo mercato di gennaio, saranno un playmaker e una punta. È d’accordo?

“In difesa credo che siano al completo, stesso discorso sulle corsie laterali. Quando c’è un cambio d’allenatore, si modificano anche i progetti tattici e di mercato. Se si continuerà a giocare in questo modo, un’altra punta e un play sono il minimo. Ma non dimentichiamoci  di chi sta recuperando, come Menèz”.

Bari – Venezia: che partita si aspetta?

“Il Bari è una squadra che sta assimilando gli schemi e le idee di Marino, mentre il Venezia è una compagine più quadrata, in quanto il tecnico Vanoli è già al secondo anno sulla panchina lagunare. Per questo credo che il Venezia sia leggermente favorito, ma vincere al “San Nicola” non sarà facile. Prevedo un pareggio”.

Quali le sue squadre favorite per la promozione in serie A? E il Bari dove lo immagina a fine torneo?

“Venezia, Cremonese e Parma hanno qualcosa in più rispetto alle altre. L’obiettivo del Bari di quest’anno devono essere i playoff”.

 

 

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