E’ sicuramente il simbolo incontrastato, l’elemento distintivo di Bari e rappresenta la strada costiera più lunga d’Italia e anche d’Europa. E’ stato inaugurato nel 1927 in piena epoca fascista e rappresenta uno dei migliori esempi di intervento del fascismo sull’urbanismo svolto durante il regime.
Le opere dell’era fascista sono significative: l’Albergo delle Nazioni realizzato tra il 1932 e il 1935 le cui interessante forme sono incentrate sulla soluzione d’angolo, il Kursaal Santalucia, tra il 1922 e 1927, notevole per i suoi ornamenti floreali del tardo liberty associati alla forma di blocco compatto. La struttura forse più emblematica rimane il Palazzo della Provincia, costruito tra il 1932 e 1934, con la sua famosa torre riconoscibile che dialoga con il centro antico della città doppiando il campanile della cattedrale.
La politica del fascismo assegnava alla città di Bari, almeno nella retorica dei discorsi ufficiali, il ruolo di testa di ponte commerciale e industriale per l’Oriente, grande metropoli dell’Adriatico, e ha affidato la trasmissione di questo significato simbolico proprio ai lungomari autenticamente monumentali, poi realizzati. Vengono edificati grandi edifici, i cui progettisti, tutti del consenso, sono interpreti dei rinnovati modelli del regime. È dell’architetto Carlo Vannoni il Palazzo del Provveditorato regionale alle opere pubbliche, del 1931; di Cesare Bazzani è la caserma Bergia dei carabinieri, 1933; di Petrucci, dell’architetto Favia e dell’ingegnere Domenico Minchilli sono le case Incis, 1931/32; l’architetto Saverio Dioguardi e l’ingegnere Luigi Baffa progettano il Palazzo della Provincia nel 1932; sempre di Dioguardi con l’ingegnere Vittorio De Bernardinis, la caserma Macchi. Tutti, o quasi, hanno proposto architetture moderne.
I grandi edifici sono stati realizzati su isolati stabiliti e formano un fronte monumentale che caratterizza il lungomare. Una formidabile cortina di edifici di notevole valore architettonico oltre i quali si nascondeva una realtà scomoda al regime fatta di un tessuto urbano retrostante scadente e disordinato, fatto di strade e abitazioni economicissime e realizzate spontaneamente, senza alcun disegno urbano.
Il simbolo della città di Bari è composto da una schiera di lampioni di ghisa nera (197 per l’esattezza) che con il passare degli anni sono diventati delle vere e proprie icone di Bari. Il lungomare principale è stato dedicato a Nazario Sauro in quanto finanziò la bonifica del litorale e del capoluogo pugliese.
Nell’epoca moderna il lungomare si sta evolvendo ancora. Uno dei cambiamenti principali dal punto di vista della viabilità sono state le piste ciclabili. Ma poi sono anche iniziati i lavori di riqualificazione che daranno un volto ancora più ‘da cartolina’ ad un paesaggio barese già di per sé incantevole. I cittadini sono soddisfatti dei cambiamenti anche se, precisa Orio Moscelli, residente del quartiere umbertino : “Non sono stati risolti i problemi delle condotte e quindi dei topi e dell’igiene della zona. Le opere preliminari come la fogna – chiarisce infatti – sono indispensabili per l’allargamento futuro del lungomare. Altrimenti daremo sicuramente una bella immagine al mondo della città, ma nascondiamo la polvere sotto il tappeto”. Per Moscelli “le condizioni igieniche del lungomare sono state determinate da scelte urbanistiche quanto meno opinabili”.