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Bari, lavori a Santo Spirito. I pescatori: “Noi penalizzati”

Dal cantiere a rilento, all'assenza di cartelli e, inoltre, all'incertezza in merito alle postazioni future: "Continuiamo a perdere clientela"

Pubblicato da: Francesca Emilio | Gio, 12 Ottobre 2023 - 18:02

“I lavori sul lungomare? Procedono si, ma molto a rilento. E noi ne siamo fortemente penalizzati”. A raccontarlo a Borderline24 sono i pescatori del lungomare di Santo Spirito, fortemente preoccupati per il presente ma anche “e soprattutto”, evidenziano, per il futuro. Dal cantiere a rilento, all’assenza di cartelli e notizie in merito alle postazioni future, ma non solo, anche mancanza di comunicazione con le istituzioni, assenza di parcheggi e, infine, costante presenza di disagi dovuti alla polvere che puntualmente, ogni mattina, in occasione dei lavori, sottolineano “si deposita sulla merce e fa allontanare la clientela”. Sono solo alcune delle problematiche evidenziate.

L’ambito di intervento dei lavori è localizzato nello specifico sul lungomare Cristoforo Colombo, più in particolare nel tratto che va dalla Torre di Santo Spirito prospiciente il molo di Levante, all’incrocio con via Udine comprendendo anche alcune traverse (via Settembrini, via Reggio, via De Maioribus e via Dandolo). Il tratto che dall’intersezione tra corso Umberto I e il Lungomare Cristoforo Colombo si protende fino alla Torre di Santo Spirito conserverà la funzione di collegamento tra nucleo edificato e lungomare, dando ampio spazio alle tradizionali funzioni che vi si svolgevano. Nel progetto è previsto che i tradizionali banchi con pensilina per la vendita del pesce vengano dislocati e arretrati verso il mare. Obiettivo, permettere ai fruitori di godere appieno della passeggiata lungomare e degli spazi pedonali ad essi dedicati. Fattore che però, secondo i pescatori, potrebbe penalizzare il proprio operato.

“I politici qua non sono mai venuti – ha raccontato Raffaele, un pescatore che per via dei lavori ha dovuto cambiare la sua postazione, adesso transennata – così non fanno altro che far morire il nostro lavoro. Abbiamo perso moltissima clientela. Ormai è da tempo che vanno avanti i lavori, non sappiamo quando finiranno. Non c’è nessun cartello, ma soprattutto nessuno è mai venuto a parlare con noi per chiederci quale fosse la sistemazione migliore, perché non è detto che farci arretrare più giù sia la cosa migliore. I lavori li fanno solo di mattina, momento in cui il mercato è maggiormente pieno. Ma la gente sta diminuendo, hanno creato solo disagi tra senso unico, assenza di parcheggi e questo cantiere. Il parcheggio alle nostre spalle – prosegue indicando il piazzale del porto – è abusivo. Ma che altra soluzione c’è qui? Quando noi saremo lì dove parcheggeranno le persone? Già adesso non si fermano, non trovano posto. Non vediamo prospettive per il futuro, sia perché non sappiamo nulla su quale sarà il nostro, sia perché non siamo contenti di quello che sarà. Fossero venuti a chiederci qualcosa, noi qui ci lavoriamo da tanti anni, sappiamo quello di cui c’è bisogno. Chi non ci vive, chi non ci lavora, come fa a progettare?” – conclude.

Parole a cui fanno eco quelle di Nicola, presidente di un’associazione dedicata al mondo dei pescatori. “Non sappiamo nulla sul nostro futuro, nessuno è venuto a parlare con noi per chiederci quale sarebbe stata la situazione migliore visto che noi qui ci lavoriamo. Abbiamo perso diversa clientela, da quelli della zona, a quelli di Bitonto. La condizione in cui lavoriamo è fortemente penalizzata dal cantiere, ma anche dal senso unico e dai pochi posti auto. L’unica volta che sono venuti a parlare abbiamo ottenuto la possibilità di durata del parcheggio a 30 minuti, ma non abbiamo risolto nulla. Il nostro lavoro qui rischia di morire, già adesso non va bene. Ci vorrebbe un parcheggio si, ma siamo addirittura disposti a spostarci e magari ad avere un vero mercato del pesce a Santo Spirito, cambiando la nostra collocazione attuale. Aspettiamo che qualcuno venga a parlare con noi e magari, perché no, ci dica qualcosa sul futuro o ci ascolti per permettere anche a noi di continuare a portare il pane a casa” – conclude.

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