Erano gli anni novanta. Grandi vasconi di piante sempreverdi (o quasi), segnavano la fine del passaggio delle auto in via Manzoni. E anche del commercio in una delle strade centrali del quartiere Libertà. Lo ricordano bene i commercianti che ancora la mattina alle 9 alzano la saracinesca (e non sono più tanti) di attività commerciali che sono qui da decenni con il passaggio del testimone da padre in figlio. Ricordano che via Manzoni smise di essere la “via Sparano” di uno dei quartieri più popolosi della città. L’esperimento durò circa un anno e mezzo: poi l’amministrazione comunale fece marcia indietro con il plauso di residenti e commercianti. Il lento declino della strada cominciò senza più arretrare: le difficoltà hanno avuto inizio più di 15 anni fa, a causa dell’interruzione del mercato di via Nicolai e dello spostamento delle fermate degli autobus di linea, verso zone più centrali. In compenso sono cresciute le comunità di stranieri che vivono nei sottoscala o in quelli che un tempo erano locali aperti al pubblico. Il risultato è che la sera, dopo le 20, scatta il coprifuoco. E oggi che di pedonalizzazione si torna a parlare, gli stessi commercianti – solo ingrigiti dal tempo – sono molto preoccupati. “Questo quartiere – spiega Enzo Angarano, storico gioielliere di via Principe Amedeo – è composto da un reticolo di strade che vive perché pulsante, perché c’è traffico di auto e passeggio di persone. Chiudere via Manzoni significa eliminare la possibilità ai nostri clienti di venirci a trovare anche perché il sistema di trasporto qui lascia molto a desiderare”.
“Sono molto perplesso – aggiunge Vito Lerario – prima di parlare di chiusura al traffico dovremmo parlare di riqualificazione del territorio. Abbiamo problemi di parcheggio e noi non viviamo solo dei clienti del quartiere. La sosta ad alta rotazione è positiva e togliendola avremmo grossi disagi. Oltre al fatto che non siamo mai riusciti ad ottenere il collegamento con il Park&Ride”.
“Come si può pensare alla chiusura senza una idea di riqualificazione?” – gli fa eco Davide De Tullio, altro storico commerciante della zona. E poi c’è chi fa spallucce e chiede l’anonimato: “Stiamo già lavorando poco. Questa chiusura è molto preoccupante. E’ una decisione che piove dall’alto senza chiedere la nostra opinione. Il sindaco? Non lo abbiamo mai visto. Questa è terra di nessuno”. Eppure l’attenzione su via Manzoni tra alti e bassi, tra periodi elettorali e non , c’è sempre stata. Qualcuno da queste parti ricorda “Bari per Bene”. Trenta pagine redatte per immaginare un quartiere Libertà diverso partendo proprio da via Manzoni, già allora definito un territorio “intrinsecamente periferico”. “Ci avevano marchiati già allora – tuona un commerciante – ora ci danno la stangata finale”.
C’è una via Manzoni del passato e una via Manzoni del presente, quindi. Quella che un tempo era la via Sparano del quartiere Libertà, è oggi il simbolo del declino, del buio e delle saracinesche che si abbassano e non si alzano più. Moltissimi i locali dismessi, cartelli con la scritta “affittasi” o “vendesi”. Via Manzoni sta morendo. In parte per colpa della crisi, sì, che però ha colpito molto meno altre arterie dello shopping come corso Cavour o via Argiro e si è abbattuta inesorabile su quartieri meno “centrali” come il Libertà. E oggi guardare al futuro, fa ancora più paura.