Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “L’italiano”
Figura leggendaria del panorama musicale italiano, un’autentica icona pop con oltre 100 milioni di dischi venduti.
Toto Cutugno ci ha omaggiato della sua arte fino a qualche giorno fa, quando è andato via all’età di 80 anni a causa di una lunga malattia.
Nato a Fosdinovo fin da giovanissimo si dedica alla musica, prima come batterista e poi come compositore e cantante; è considerato il principe del cantar sanremese: ben 15 partecipazioni al Festival, dal 1980 al 2010.
E’ infatti proprio nel 1980 che vince Sanremo con “Solo noi”. Un amore indimenticabile racchiuso in versi poetici. Una storia terminata di cui restano nella memoria le quotidianità, proprio come l’abbraccio prima di dormire ma che ora è solo sinonimo di sofferenza perché senza lei nulla ha più senso. “Solo noi, solo noi Dimmi che non sai stare da sola un minuto se non sei con me”.
Il grande successo: “L’italiano”
Ma il brano per cui tutti ricordiamo Toto Cutugno è certamente “L’italiano”.
Un successo senza tempo, una delle canzoni più note della musica leggera italiana.
In un’intervista condotta da Fabio Fazio, l’artista racconta come il brano sia nato casualmente durante una cena tra amici in Canada, all’inizio degli anni ’80, proprio con una chitarra in mano. Il brano inizialmente è scritto per Celentano, ritenuto perfetto per l’interpretazione, ma dopo il rifiuto di quest’ultimo, è presentato da Cutugno nel 1983 al Festival di Sanremo.
Il brano è un elenco di vizi e pregi degli italiani, raccontato attraverso manifestazioni e gesti dei cittadini del Bel Paese. E’ un vero e proprio spaccato della società degli anni ’80, politica, calcio, religione, dagli “spaghetti al dente” all’”autoradio nella mano destra” al “partigiano come presidente”. La musicalità, il ritornello, l’interpretazione così efficace, rendono questo brano immortale.
“Lasciatemi cantare. Perché ne sono fiero. Sono un italiano. Un italiano vero”. La verità è che il brano non è solo cantato da italiani ma è inciso e tradotto da vari artisti non italiani, scalando le classifiche e vendendo dischi in tutto il mondo. La canzone viene infatti pubblicata in oltre 200 diverse versioni e realizzata in lingue come finlandese, il russo, l’arabo e l’ebraico. Nel 2015, poi, è lo stesso Cutugno a incidere una cover del brano in lingua cinese realizzando anche un video in cui è lui stesso protagonista.
L’inno bucolico di Cutugno
Nel 1995 presenta a Sanremo “Voglio andare a vivere in campagna”. Il successo è immediato a livello nazionale ed internazionale. Il brano si rivela essere un vero e proprio inno bucolico, un ritorno o per lo meno una volontà di ritorno a quella che è la vita rurale, più semplice, lontano dalla città. “Ma vivo qui città e non mi piace più. In questo traffico bestiale. La solitudine ti assale e ti butta giù”. Tutto ciò che prima era visto come arretratezza e disagio nel vivere in campagna, nel brano viene esaltato, ricordando la bellezza della natura e delle tradizioni festose di paese.
Durante la sua carriera musicale, Toto Cutugno non scrive solo per sé stesso, nel tempo condivide la sua arte con grandi artisti del calibro di Fausto Leali, I Ricchi e Poveri, Miguel Bosè, Johnny Halliday, Dalida, Luis Miguel e molti altri.
Cutugno, “eterno secondo” ma amato dal suo pubblico
Nonostante una certa avversità negli anni dalla parte della critica, tanto da prendere il nome di “eterno secondo”, Toto Cutugno è apprezzato e amato dal suo pubblico, al quale si concede sempre in spettacoli e tv.
Questo fino al 2017 quando casualmente, durante una visita urologica, scopre della sua malattia. Dopo un’operazione avvenuta in grande riservatezza, l’artista decide di farsi promotore della prevenzione, per sensibilizzare gli uomini sul tumore alla prostata. Dopo anni, di lotta contro questa malattia, è scomparso il 22 agosto 2023.
Ma la sua arte, la sua musica e la sua energia, continueranno a risuonare nel cuore di tutto il suo amato pubblico.
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