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Caro prezzi e pochi servizi, lidi sempre più vuoti in Puglia

L'analisi di Fabrizio Santorsola, presidente Fiba Confesercenti Puglia: "Non è sempre facile per i gestori"

Pubblicato da: Francesca Emilio | Lun, 7 Agosto 2023 - 09:25

Dai prezzi troppo alti all’assenza di servizi, ma non solo, anche il caro vita che pesa, sempre più sulle tasche dei cittadini e dei gestori di lidi. Sono solo alcune delle ragioni secondo cui, in Puglia, sempre più famiglie, stanno preferendo la spiaggia libera ai lidi privati che, in alcuni casi e per via di alcune problematiche, non stanno registrando gli stessi numeri degli anni precedenti. Ad evidenziare quanto accade è Fabrizio Santorsola, presidente della Fiba Confesercenti Puglia fotografando uno scenario per il quale, sottolinea “sarebbero necessari aiuti dal governo”.

“Ci sono lidi pieni che sono costretti a mandare via le persone – precisa Santorsola – mentre ce ne sono altri che non riescono ad ottenere gli stessi risultati delle stagioni precedenti. Purtroppo, il lungo periodo difficile che abbiamo vissuto, ha richiesto una rimodulazione nel nostro modo di lavorare, questo soprattutto perché i costi medi per le famiglie sono aumentati. Per molti è stato necessario puntare su un’offerta con maggiori servizi, scelta però che non è stata possibile per molti, che hanno dovuto alzare i prezzi a discapito però delle presenze, che hanno optato per altre soluzioni, con maggiori servizi. Se si offre il lettino, più ombrellone a 150 euro, ma non c’è nient’altro, è chiaro che la gente non ci va. E’ lo stesso prezzo di una camera d’albergo di due anni fa. Le cose sono cambiate” – prosegue.

Oggi, secondo Santorsola, anche le famiglie benestanti “scelgono con cura come spendere”. Ma il problema non è relativo solo alle scelte dei gestori di alzare i prezzi, quasi costretti dalle tasse in continuo aumento, ma va ricondotto ad un turismo che, in Puglia, ha preso una piega del tutto diversa rispetto a molti anni fa. “Attualmente – sottolinea il presidente della Fiba Confesercenti Puglia – i costi sono pazzeschi. Qui in Puglia è necessario fare dietro front e contestualizzare i servizi offerti. Se a Positano per un albergo si paga 500 euro al giorno, qui non è possibile chiedere le stesse cifre. Le mete pugliesi sono belle, ma in molti casi non sono paragonabili ai capi saldi del turismo internazionale. Un discorso analogo va fatto per i servizi erogati nei lidi. Era stata approvata una legge, poi accantonata, che classificava i lidi con le stelle, come con gli alberghi. Un vero peccato che non si sia proseguito su questa strada, perché avrebbe permesso un migliore rapporto tra costi e servizi offerti, con un conseguente naturale allineamento dei costi, a seconda dei casi e delle stelle. La gente ovviamente si rende conto di quello che gli viene offerto e sceglie per quello che è maggiormente conveniente: spesso nei lidi pugliesi c’è troppa gente, non c’è spazio tra un lettino e l’altro, ci sono situazioni che non invogliano le famiglie che poi optano per la spiaggia libera” – precisa ancora.

Spesso però per i gestori non è facile scegliere l’incremento dei servizi a discapito di un aumento del listino prezzi. “Purtroppo – prosegue Santorsola – nonostante nelle riunioni abbia consigliato spesso di non aumentare i prezzi, per alcuni non è stato possibile. I costi ci sono per tutti. Noi qui abbiamo un costo medio del personale lordo di 2.700 euro, in Albania i costi sono molto minori. Qui abbiamo l’obbligo di visita medica aziendale per ogni persona che assumiamo, con annesso corso obbligatorio. Per molti è impossibile sostenere i costi e ci si vede costretti ad aumentare i prezzi, con il rischio, così come sta accadendo, di guadagni minori. E’ una situazione che potrà solo peggiorare senza un intervento importante del governo. Ad esempio? Prevedere per i ragazzi fino a una certa età uno sgravo contributivo. L’aliquota per noi è al 22%, per il settore turismo al 10%. Su 10 euro incassati ne spendiamo almeno la metà per le tasse. C’è un forte accanimento nei confronti dei lidi, ci trattano come se fossimo tutti dei Briatore, ma non è così. Senza contare che il nostro lavoro è incerto anche per via del maltempo: a giugno e luglio abbiamo perso almeno 7 weekend. Si tratta di incassi inferiori che non recupereremo, ma dobbiamo comunque sostenere le spese. Lo Stato deve intervenire al più presto” – ha concluso.

foto pixabay

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