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Frode sui bonus edilizi, sequestri per 40 milioni a Bari e provincia

Cinque indagati tra cui commercialista barese

Pubblicato da: redazione | Mar, 1 Agosto 2023 - 14:53

I Finanzieri del Nucleo Operativo Metropolitano di Bari hanno eseguito  numerose perquisizioni e sequestri nelle province di Bari e Foggia in attuazione di un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica per un valore di oltre 40 milioni di euro, relativo a beni riconducibili a 5 persone fisiche indagate a vario titolo per emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indebita compensazione, riciclaggio ed autoriciclaggio, e sei società con sede a Bari e Gioia del Colle, indagate per le ipotesi previste dagli artt. 25
octies e 25 quinquiedecies del D.Lgs. n. 231/2001.

Le attività di indagine hanno permesso di individuare soggetti che hanno utilizzato in maniera indebita le misure agevolative previste per gli interventi edilizi disciplinati dal c.d. “Decreto Rilancio”. La legislazione in argomento prevede, tra l’altro, la possibilità di acquisire crediti d’imposta cedibili a terzi e utilizzabili in compensazione ovvero monetizzabili presso le Poste Italiane, banche ed altri gruppi di acquisto. L’articolato meccanismo di frode scoperto riguarda, in particolare, la cessione del credito d’imposta in relazione ai “bonus edilizi” (superbonus 110%, bonus facciate, sisma bonus ecc.).

Gli approfondimenti investigativi (trattasi di provvedimento reso in fase di indagine preliminare che dovrà essere confermato in sede dibattimentale con il contributo della difesa) hanno consentito alle Fiamme Gialle di individuare l’esistenza di un circuito fraudolento, che graviterebbe intorno alla figura di un commercialista barese, rappresentante legale di numerose società operanti nel settore edile, il quale avrebbe creato i presupposti per l’utilizzo, presso l’Agenzia delle Entrate, di crediti d’imposta di fatto inesistenti, a fronte di lavori di ristrutturazione asseritamente effettuati, ma privi di riscontro agli esiti delle indagini, in danno di ignari contribuenti, tutti dichiaranti redditi modesti o nulli.

In particolare, i circostanziati approfondimenti d’indagine (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) avrebbero consentito di rilevare la “fittizietà” delle prestazioni generatrici delle agevolazioni fiscali, sulla base di alcuni indici di anomalia, tra i quali risulterebbero: l’assenza di alcuna pratica edilizia istruita presso i riferimenti catastali indicati, ovvero, in alcuni casi, la difformità della licenza rispetto ai presunti lavori eseguiti; la mancanza di fatture di esecuzione dei lavori da parte del fornitore/impresa esecutrice.
Ottenuta la concessione dei crediti d’imposta fittizi da parte dell’Agenzia delle Entrate, gli stessi venivano monetizzati direttamente dalle società rappresentate dall’indagato mediante cessione del credito alla società Poste Italiane S.p.A., ceduti a soggetti terzi (persone fisiche e/o giuridiche), i quali provvedevano, anch’essi, a monetizzarli attraverso l’ulteriore passaggio di cessione dei crediti alla società Poste Italiane S.p.A., ovvero li utilizzavano indebitamente, sui modelli F24 presentati, in compensazione al pagamento di debiti di natura tributaria e/o previdenziale. La responsabilità penale degli indagati sarà accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile. Nei confronti degli stessi vige, infatti, la presunzione di
innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.

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