La Guardia di Finanza di Bari, nell’ambito di indagini delegate dalla locale Procura della Repubblica, a decorrere dal 1° gennaio 2022, ha eseguito provvedimenti di sequestro (penale, di prevenzione e ai sensi della normativa in materia di responsabilità amministrativa degli enti) per oltre 300 milioni di euro, in attuazione di una ormai consolidata sinergia operativa tesa alla sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati. Infatti, le infiltrazioni della criminalità nell’economia legale continuano ad essere una minaccia persistente per il nostro Paese e per l’intera area territoriale di riferimento, anche alla luce della costante evoluzione delle compagini delinquenziali, le quali – pur mantenendo i tradizionali metodi “mafiosi” – nella loro nuova connotazione affaristica ricorrono usualmente a complessi schemi volti al riciclaggio di capitali illeciti, a condotte di corruzione e frodi di natura patrimoniale-finanziaria, per perseguire una mirata azione di penetrazione nel tessuto economico-sociale, con l’intento di alterare la correttezza degli scambi economici e ledere gravemente il sistema istituzionale.
La collaborazione dell’Ufficio giudiziario barese con la Guardia di Finanza, ha portato a significativi risultati in tema di aggressione ai patrimoni illeciti si richiamano quelli conseguiti in relazione alle seguenti fenomenologie criminali: frodi fiscali connesse all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, anche mediante l’utilizzo di sofisticati software per la gestione della contabilità “in nero”. Esemplificativa, in tal senso, è l’operazione “Doppia estrazione” del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari della Guardia di Finanza che ha consentito di scoprire un programma gestionale, utilizzato da numerosi odontoiatri e ideato da un ingegnere informatico, per la tenuta di un sistema di contabilità occulto rispetto a quello ufficiale. In particolare, il citato software consente di creare specifiche schede cliente, nelle quali – oltre alle prestazioni certificate – attraverso la pressione del tasto F12 e l’inserimento di una password è possibile rendicontare i compensi che si intende sottrarre a tassazione. Il sistema è programmato per memorizzare la contabilità “parallela” su supporti esterni (pendrive e hard disk), facilmente rimovibili in caso di controllo da parte dell’Amministrazione Finanziaria e non intellegibili senza l’uso del medesimo applicativo informatico e le particolari modalità di accesso dianzi illustrate; indebite compensazioni e cessioni di crediti d’imposta fittizi e correlato riciclaggio dei proventi illeciti.
Come noto, il legislatore – per fronteggiare l’emergenza pandemica e favorire la ripresa dell’economia – con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 341 (c.d. “decreto Rilancio”) ha introdotto numerose agevolazioni fiscali in materia edilizia ed energetica, concedendo la possibilità di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione delle spese sostenute, per uno sconto sui lavori eseguiti – il c.d. “sconto in fattura” – o per la cessione di un credito d’imposta di pari ammontare a terzi, inclusi gli intermediari finanziari. In tale ambito, le attività investigative avviate dalle Fiamme Gialle baresi, con il supporto dell’Agenzia delle entrate e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno sin da subito disvelato rilevanti casi di frode e di riciclaggio correlati alla circolazione e alla monetizzazione dei crediti d’imposta. In particolare gli illeciti emersi, con maggiore frequenza nel corso delle indagini, hanno riguardato: lavori edilizi necessari a conferire il diritto alla detrazione non avviati; crediti oggetto di plurime cessioni “a catena” che coinvolgono imprese con la medesima sede e/o con i medesimi legali rappresentanti, costituite in un breve arco temporale, che hanno ripreso ad operare dopo un periodo di inattività o che da poco si sono formalmente “riconvertite” all’edilizia, i cui soci o amministratori sono nullatenenti, irreperibili e/o gravati da precedenti penali; immobili sui quali sarebbero stati eseguiti gli interventi agevolati non riconducibili ai beneficiari originari delle detrazioni o, addirittura, risultati inesistenti; lavori edilizi incompatibili con le dimensioni imprenditoriali dei soggetti che li avrebbero effettuati e che avrebbero praticato lo “sconto in fattura”; provviste ottenute con la monetizzazione dei crediti trasferite all’estero o reinvestite in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative; frodi nel settore dei carburanti. Le attività investigative effettuate nello specifico settore hanno consentito di acclarare l’infiltrazione della criminalità, anche organizzata, nella commercializzazione di prodotti petroliferi mediante la loro sottrazione al pagamento delle accise e delle altre imposte dovute.
Ciò attraverso l’adozione di una serie di artifizi, di falsa documentazione e di accorgimenti tecnici, tendenti a far figurare, a seconda dei casi, il prodotto petrolifero: regolare sotto il profilo della legittima provenienza pur se, in concreto, sottratto all’accertamento; soggetto ad un’aliquota inferiore, rispetto a quella dovuta per quello effettivamente movimentato (ad
esempio, olio combustibile invece di gasolio); destinato a impieghi agevolati o esenti, anziché al reale utilizzo per il quale è prevista l’applicazione dell’aliquota massima fissata per legge (ad esempio benzina dichiarata per l’agricoltura e destinata invece all’autotrazione). In tale contesto si richiama l’operazione dello scorso febbraio 2022 del Nucleo PEF Bari che avrebbe consentito di accertare l’operatività di un presunto sodalizio criminale di carattere transnazionale che avrebbe effettuato cessioni di basi lubrificanti – provenienti dall’est Europa – formalmente dirette, nella maggioranza dei casi, a società cipriote greche o maltesi, ma in realtà destinate in Italia a uso autotrazione a favore di compiacenti imprese operanti nel settore della vendita e della distribuzione stradale di carburanti con conseguente evasione milionaria delle accise dovute; illeciti a danno della Pubblica Amministrazione. L’azione di contrasto da parte delle Fiamme Gialle baresi alla corruzione e, in generale, a tutti quei comportamenti che pregiudicano il buon andamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione s’inquadra nel contesto del più ampio impegno istituzionale a tutela della spesa pubblica, il cui efficace impiego presuppone procedure corrette e trasparenti, utili ad assicurare il perseguimento degli interessi pubblici. Allo scopo di aggredire i multiformi interessi della criminalità economico-finanziaria, la sinergia operativa dei Reparti del Comando Provinciale di Bari con la locale Procura della Repubblica è incentrata sullo sviluppo di indagini tese a intercettare non solo i fenomeni di corruzione, concussione, truffa ai danni dello Stato e turbata libertà degli incanti, ma anche le eventuali, connesse ipotesi di frode fiscale e riciclaggio nonché le possibili interferenze della criminalità organizzata. In tale ambito non si può non fare riferimento alle recenti attività investigative svolte dal Nucleo PEF Bari che hanno evidenziato gravi episodi corruttivi correlati ad affidamenti di lavori da parte delle Sezioni Provveditorato-Economato e Protezione Civile della Regione Puglia. Nello specifico sarebbe emerso che numerose procedure di affidamento degli appalti sarebbero state caratterizzate da violazioni sistematiche della normativa di riferimento, integrate essenzialmente dal loro frazionamento artificioso e dalla lesione del principio di rotazione degli operatori economici, con ingiustificata sovrastima degli impegni di spesa al fine di procedere a liquidazioni superiori a quelle spettanti;
La Procura Distrettuale di Bari si avvale del contributo specialistico della Guardia di Finanza nella lotta alla criminalità organizzata, soprattutto nella scoperta delle operazioni di riciclaggio e nel contrasto delle attività imprenditoriali e professionali attraverso le quali le organizzazioni criminali reimpiegano i capitali illecitamente acquisiti nel tessuto economico-legale e si mimetizzano nella società civile. La linea operativa che viene perseguita si fonda sulla sistematica aggressione dei patrimoni di provenienza delittuosa, attraverso indagini necessarie per pervenire al sequestro e alla confisca dei proventi e dei beni ottenuti dalle attività delittuose (tra cui, in primis, traffico di sostanze stupefacenti, scommesse e giochi illegali, usura ed estorsione) nonché delle aziende finanziate con capitali mafiosi. In ciò rendendo strutturato l’approccio basato sul ricorso alle misure cautelari reali previste sia dalla disciplina penalistica che da quella di prevenzione recata dal c.d. “Codice antimafia”, cercando di privilegiare – al ricorrere dei presupposti – il loro impiego congiunto (c.d. “doppio binario”). Si tratta di accertamenti decisamente complessi e articolati, svolti con estrema professionalità dai Reparti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, quale polizia economico-finanziaria a competenza generale. Le attività di indagine richiedono, difatti, l’esame delle evidenze investigative (anche di natura tecnica), l’audizione dei collaboratori di giustizia, l’analisi della documentazione amministrativo-contabile, la ricostruzione dei flussi finanziari e la verifica della congruità della situazione patrimoniale effettiva con quella reddituale dichiarata. È grazie a questo approccio che le Fiamme Gialle baresi sono in grado di scovare ricchezze illecite stratificatesi nel tempo e contemporaneamente sfruttare – previo nulla osta dell’Autorità giudiziaria – anche i poteri di polizia tributaria, per agire sul fronte fiscale onde recuperare a tassazione le somme sottratte all’Erario. Continua, pertanto, incessante e incisiva l’azione sinergica fra il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari e la locale Procura della Repubblica volta alla sottrazione delle ricchezze illecitamente accumulate dalla criminalità anche organizzata, che costituisce un obiettivo primario comune per salvaguardare non solo l’economia legale, ma la tenuta stessa del nostro sistema democratico.