Colpi di pistola, uno dietro l’altro. Poi il silenzio rotto dalle urla. C’è un ragazzo a terra e la sua vita sarà spezzata per sempre. Era la sera del 12 luglio 2001 e Bari cominciò un lento cambiamento. La mafia stavolta aveva ucciso un innocente. Un ragazzo figlio di gente perbene che stava tornando a casa per cenare con la famiglia. La mafia si era sporcata della peggiore delle colpe. Michele Fazio si trovava sul lungomare con gli amici, ma non avrebbe tardato a tornare a casa. Ad attenderlo mamma Lella e papà Pinuccio. Michele aveva 15 anni e quella sera fu ucciso da un colpo di pistola alla nuca. Il bravo ragazzo di Bari vecchia, che studiava la sera e lavorava come garzone la mattina, fu ucciso per errore a pochi passi da casa, in quelle strade che fino a pochi minuti prima erano affollate di residenti e bambini e che, improvvisamente, si svuotarono. Inutile la corsa in ospedale, Michele morì pochi minuti dopo. Sono trascorsi 22 anni da allora. Ventidue anni di lacrime, di rabbia ma anche di un profondo impegno. Pinuccio e Lella oggi sono al fianco di Don Luigi Ciotti e di tutti i volontari di Libera, associazione che dalla morte dei giudici Falcone e Borsellino, combatte la mafia nelle scuole e nelle piazze. Parlando ai giovani e diffondendo la cultura della legalità.
“Sono stati anni difficili – racconta Pinuccio, papà di Michele – sono passati tanti anni, non di lotta, perché quella spetta alle forze dell’ordine e alla magistratura, ma di impegno. Impegno trascorso nelle piazze, nelle associazioni, nelle scuole di tutta Italia, e diffondendo il ricordo dei momenti di vita di un ragazzo come tanti altri, spiegando che non esiste un posto o un momento sbagliato, ma solo la violenza crudele di stampo mafioso. Negli ultimi mesi abbiamo portato la nostra testimonianza anche nelle carceri. Nell’istituto penitenziario minorile di Bari, i ragazzi ci hanno abbracciato. È stato molto emozionante”. Pinuccio Fazio e sua moglie Lella hanno continuato a lottare al fianco dell’associazione Libera per amore di Michele, per riprendersi il loro quartiere, fin quando le finestre dei mafiosi non sono rimaste finalmente chiuse. “Oggi la città vecchia è cambiata. Ma non è ancora abbastanza. Non siamo ancora liberi dalla mafia e per questo dobbiamo tenere la testa alta. Quello di ognuno di noi deve essere un impegno continuo”.
Il programma – La giornata di oggi, come accade da 22 anni in questa città, è quella del ricordo affinché Bari e tutta la cittadinanza non dimentichino la morte di un innocente. Alle 17 a Largo Amendoni, dove vive la famiglia Fazio ci sarà un momento di riflessione con le autorità civili e militari e le associazioni. Alle 19 padre Giuseppe Satriano celebrerà una messa in Cattedrale.