Solo tre baresi su 10 si dicono insoddisfatti della propria retribuzione lavorativa, anche se uno su due è aperto alla possibilità di cambiare lavoro: tra questi il 20% lo sta cercando attivamente. Changes Unipol ha realizzato una nuova ricerca elaborata da Ipsos, analizzando aspetti quali il livello di soddisfazione per la propria occupazione e retribuzione, la propensione al cambiamento, i fattori per la scelta di un nuovo lavoro e le aspirazioni in termini di work-life balance.
Il primo dato significativo che emerge dall’indagine è quello relativo alla soddisfazione lavoratori per la propria retribuzione: il 65% dei baresi definisce la sua retribuzione abbastanza o molto soddisfacente, un dato che posiziona Bari ai primi posti in Italia (dove la soddisfazione media a livello nazionale si ferma al 56%), sebbene soltanto il 7% si definisca “molto soddisfatto”. Al contrario, solo il 35% dei baresi si ritiene insoddisfatto della propria retribuzione, probabilmente anche a causa di un costo della vita più contenuto rispetto ad altri territori, in particolare al Centro-Nord.
La retribuzione è il primo criterio di scelta nella valutazione di un’offerta di lavoro
Tuttavia, la retribuzione rappresenta per i baresi il criterio di scelta più rilevante per valutare un’offerta di lavoro: viene infatti indicato dal 45% di coloro che lavorano, staccando nettamente la stabilità dell’azienda (32%), la vicinanza a casa (27%) e la possibilità di conciliare il lavoro con le esigenze della vita privata (19%).
Importanti, ma non prioritari, l’offerta di un ruolo in linea con le proprie aspirazioni (18%) e l’offerta in termini di smart working, indicato dal 16% degli intervistati. Bari è inoltre la città in cui, più di tutte le altre metropoli oggetto dell’indagine, viene indicato come criterio di scelta del posto di lavoro l’esistenza di una strategia di Diversity & Inclusion (nel 12% dei casi, rispetto al 6% di media nazionale).
A Bari un lavoratore su 2 sta valutando di cambiare lavoro.
Tra i lavoratori a Bari, il 50% si dichiara aperto alla possibilità di cambiare lavoro: soltanto Napoli, con il 51%, presenta un dato più alto a livello nazionale. In particolare, il 20% sta cercando attivamente una nuova occupazione, mentre il 30% si sta soltanto guardando intorno per capire se ci sono nuove opportunità.
Per accettare una proposta di lavoro, inoltre, un barese su 3 (il 33%) sarebbe disposto a trasferirsi all’estero: un’ipotesi che il 24% prenderebbe “probabilmente” in considerazione, a fronte di un 9% che si trasferirebbe con certezza.
I motivi per lasciare l’attuale posto di lavoro
In caso di cambiamento, i motivi per cui valutare un eventuale abbandono dell’attuale posto di lavoro sono per i baresi nel 40% dei casi l’arrivo di un’offerta di lavoro migliorativa o comunque molto allettante, seguito da una retribuzione non adeguata (38%), ritmi di lavoro troppo pesanti (25%), clima aziendale non soddisfacente o cattivi rapporti interni (23%) e l’esigenza di meglio conciliare lavoro e vita privata (15%). Soltanto il 14% cambierebbe a causa di scarse possibilità di carriera e solo il 13% perché impossibilitato di lavorare da remoto.
La modalità di lavoro preferita, nel 58% dei casi, è quella ibrida (ufficio + remoto)
Tra i desideri legati all’occupazione a Bari, la modalità di lavoro preferita è di gran lunga quella ibrida (ufficio + lavoro da remoto), indicata nel 58% dei casi, a fronte di un 29% di lavoratori che vuole invece lavorare al 100% in presenza, in linea quindi con le preferenze espresse anche a livello nazionale dagli italiani. Soltanto il 13% vorrebbe invece idealmente un lavoro al 100% da remoto.
Tre baresi su 4 (il 75%) si dicono soddisfatti dell’equilibrio tra lavoro e vita privata
Se a Bari soltanto un lavoratore su 10 (il 9%) si dichiara “molto” soddisfatto per il suo work-life balance, collocando la città all’ultimo posto in Italia rispetto ad una media nazionale del 14%, complessivamente 3 su 4 (il 75%) esprimono invece un giudizio positivo su questo aspetto di equilibrio tra vita lavorativa e vita privata.
In realtà, però, soltanto il l’8% dei lavoratori accetterebbe di rinunciare subito ad una piccola percentuale della retribuzione per migliorare il proprio work-life balance: una quota che sale al 26% (in linea con la media italiana) se si include anche chi sarebbe disposto certamente a farlo, ma in futuro.
L’idea della settimana lavorativa corta, con la possibilità di lavorare 4 giorni invece di 5, a parità di ore complessive e stipendio, infine, è ovviamente molto appealing, visto che quasi 1 barese su 2 (il 41%) si dichiara “molto” interessato a questa eventualità, percentuale che cresce al 90% se si considerano anche gli “abbastanza” interessati. Soltanto Milano e Firenze, tra le città italiane, registrano percentuali superiori su questa voce.
Il 33% di chi cerca lavoro si dichiara disponibile a un trasferimento all’estero.