DOMENICA, 24 NOVEMBRE 2024
77,478 ARTICOLI
Dir. resp.:Samantha Dell'Edera
redazione@borderline24.com

Per segnalazioni: +39 375 5535222
77,478 ARTICOLI

Direttore Responsabile: Samantha Dell’Edera
Per segnalazioni:
Cell. +39 375 5535222
Email: redazione@borderline24.com

Calcio, l’ex Raffaele Bianco: “Bari, prendi Achik”

L'ex calciatore di Bari e Modena ha parlato dei campionati di C e B, della sua carriera e delle due esperienze con la maglia biancorossa

Pubblicato da: Nicola Lucarelli | Gio, 4 Maggio 2023 - 17:08

Luciano Ligabue nel 1999 cantava “Una vita da mediano”, brano dedicato a chi spendeva la propria carriera calcistica “a recuperar palloni”. Già, il mediano, un calciatore che deve occuparsi di un’ampia zona di campo. Un “territorio” da proteggere cercando anche di ragionare rapidamente. Nella storia recente, il Bari ha potuto contare su diversi giocatori in quel ruolo. Tra questi Raffaele Bianco, attualmente in forza all’Audace Cerignola, transitato a Bari in due “epoche” molto diverse tra loro.

Bianco si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24 per raccontare la sua carriera,  le sue stagioni a Bari e Modena, ma anche per fare il punto sul campionato degli uomini di Mignani.

Bianco, partiamo dalla stretta attualità. Quest’anno gioca nell’Audace Cerignola. Che bilancio fa della sua stagione e di quella della squadra?

“Abbiamo fatto un campionato sopra alle righe. Non pensavamo di poter arrivare tra le prime cinque, annata strepitosa. Per quanto mi riguarda, sono arrivato a Cerignola consapevole di quello che sarebbe stato il mio ruolo. Al netto di qualche problema fisico, ho cercato  di dare il mio contributo, soprattutto in termini d’esperienza dato che la squadra è molto giovane. Non pensavo di trovare una società così ben organizzata: sono contento della scelta che ho fatto, anche perchè ho potuto continuare a vivere a Bari.”

Tra i tuoi compagni di squadra c’è un certo Ismael Achik che pare sia nel mirino di Polito. Che calciatore è?

“E’ un ragazzo molto interessante, ma in questa squadra ce ne sono tanti altri. Achik è un calciatore di grande gamba, molto veloce e ha un calcio da fermo che ho visto a pochi giocatori. Non voglio esagerare, ma in tanti anni di carriera, ho visto pochi calciatori calciare come lui. In ottica futura potrebbe essere un buon investimento per il Bari, ma non sono io che devo insegnare il mestiere di ds a Polito che segue sempre con molta attenzione i campionati minori. Sono sicuro che qualche nostra partita l’ha vista.”

Girone C stravinto dal Catanzaro. Troppo forti i calabresi o avversari non all’altezza?

“Troppo forti loro, senza dubbio. Hanno dominato e strameritato di vincere il campionato. L’avevo capito già nel girone d’andata dopo aver giocato contro di loro e il Crotone che c’era un abisso tra loro e le altre squadre. Complimenti alla società e al mister Vivarini.”

Già, mister Vincenzo Vivarini, un tecnico che conosce molto bene…

“Esatto. A Bari è stato poco fortunato: la squadra era nuova e le cose andarono discretamente bene. Facemmo una striscia lunghissima di risultati positivi, con qualche pareggio di troppo. Ma il Bari non poteva stare troppo in C come purtroppo è accaduto. Sono convinto che, se fosse stato confermato per l’anno successivo e la squadra fosse stata adeguatamente rinforzata, avremmo potuto fare meglio rispetto a quello che poi si è fatto.”

Facciamo un deciso passo indietro: anno 2003. Il sedicenne Raffaele Bianco si mette in evidenza nelle giovanili dell’Afragolese e viene visionato da alcuni osservatori della Juventus…

“Auguro di vivere le stesse emozioni a tutti i ragazzi che si affacciano al mondo del calcio. Un’esperienza che mi ha formato innanzitutto a livello umano: non fu facile lasciare la mia famiglia, i miei amici e vivere lontano da casa. Ma col passare del tempo e col consolidarsi dei rapporti le cose migliorarono. Con i miei compagni di squadra classe 87 ci sentiamo ancora oggi: abbiamo un gruppo whatsapp.”

Con la prima squadra della Juve anche 4 presenze e un gol se vogliamo “storico”…

“Si, ho segnato l’ultimo gol in Serie B della Juventus dopo la retrocessione per i fatti di Calciopoli. Emozione particolare anche perchè accadde nell’anno in cui scomparve mio padre. Senza di lui non sarei diventato un calciatore professionista. Ogni tanto faccio vedere a mio figlio le foto con Del Piero e Buffon e lui quasi non ci crede.”

Dopo il prestito al Piacenza, arrivò la chiamata da un certo Antonio Conte da Bari. In Puglia collezionò 22 presenze e fu tra i protagonisti di una cavalcata fantastica…

“Lo conoscevo già ai tempi della Juve: si allenò per un certo periodo con la Primavera per recuperare da un infortunio. Lo rividi a Piacenza e mi chiese di seguirlo a Bari. Ero un ragazzino alle prime esperienze, ma accettai subito. Annata gloriosa, che da gennaio diventò una cavalcata spettacolare.”

Antonio Conte  in quella stagione la impiegò anche come terzino destro. Un ruolo assolutamente inedito per lei. Come mai quella scelta?

“In quel Bari non avrei mai potuto giocare nel mio ruolo dato che c’erano dei ‘colossi’ come Donda, De Vezze e Gazzi. Tuttavia giocai alcune partite da mezzala quando passavamo al 4-3-3. Successivamente, si fecero male sia Galasso che Andrea Masiello e il mister mi chiese di giocare terzino. Era convinto che avrei fatto bene. Così, con soli 3 allenamenti alle spalle in quel ruolo, mi ritrovai titolare sulla corsia destra. Debuttai contro il Brescia e conquistai anche un calcio di rigore. Non ho più ricoperto quella posizione nel prosieguo della mia carriera.”

Dopo l’esaltante parentesi barese, il passaggio al Modena, prossimo avversario del Bari. In Emilia raccolse 31 presenze con Gigi Apolloni tecnico. Che esperienza fu?

“Quello di Modena fu un ulteriore passo in avanti per la mia carriera. Avevo 23 anni e giocai davvero tanto, considerando che all’epoca per un giovane era ancora più difficile trovare un posto da titolare. Ci salvammo all’ultima giornata con qualche sofferenza, ma raggiungemmo l’obiettivo fissato ad inizio stagione.”

E dopo un lungo girovagare per l’Italia, il ritorno a Bari nel 2019. Società nuova, campionato diverso, obiettivo comune: vincere. Il sogno promozione di quel Bari svanì nella finale playoff contro la Reggiana. Quale il rammarico più grande se pensa a quella stagione?

“Fu un anno di transizione: si veniva dall’annata in serie D e c’era ancora qualche scoria del recente passato. Tuttavia la reputo una stagione comunque positiva. Perdemmo la finale per un episodio sfortunato. Mi riferisco al gol annullato ad Antenucci.  E’ vero non disputammo una grande partita e la Reggiana meritò la promozione, però magari portandola ai supplementari avremmo potuto spuntarla noi.”

Nel secondo anno le cose andarono decisamente male. Dagli allontanamenti di Romairone e Auteri, all’ingaggio di Carrera, poi  il ritorno dello stesso tecnico siciliano. Insomma molta confusione…

“Si, ci fu confusione tra tutte le componenti. La squadra venne rivoluzionata, cambiammo modo di giocare. Sapevano che con Auteri avremmo giocato in un certo modo. Poi, da gennaio in poi non si è capii più niente. Quando i risultati non arrivano, iniziano a subentrare tanti altri fattori e a circolare diverse cose non vere. Mi riferisco alle voci che parlavano della squadra che giocava contro Auteri, di un gruppo di calciatori che voleva l’esonero di Carrera o che qualcuno si era fatto fuori di proposito: tutte falsità. Tra l’altro vennero presi di mira calciatori che ancora oggi sono protagonisti nel Bari. Annata negativa di cui ci assumiamo le responsabilità perchè in campo ci andavamo noi.”

E finalmente, la scorsa stagione, la promozione in serie B con Polito Ds e Mignani tecnico. Quali gli ingredienti per quel Bari vincente?

“Polito ha rivoluzionato la squadra, ma nella maniera giusta. Qualche campionato ho avuto la fortuna di vincerlo e posso dire che non è stato mai per merito del Messi o Ronaldo di turno. Abbiamo vinto perchè alla base c’era una forte unione tra i compagni di squadra, mister e direttore. E’ questa la ricetta vincente. Polito sa bene quando deve intervenire o quando restare in silenzio. Magari pensi che le cose stiano andando bene, poi te lo vedi piombare nello spogliatoio per fare una ramanzina alla squadra. E’ un grande motivatore. Mignani è una persona equilibrata che sa gestire benissimo il gruppo. Lo scorso anno c’erano grosse personalità nello spogliatoio e se non ci fosse stato un mister equilibrato come lui, avremmo rischiato di fare la fine della stagione precedente. E’ stato bravissimo a concedere spazio a tutti.”

Si aspettava di giocare di più con Mignani?

“Si, devo essere sincero. Parto col dire che non sapevo se sarei rimasto o no. Polito voleva azzerare tutto, poi il mister Mignani chiese al ds di farmi rimanere. Mi aspettavo di giocare qualche partita in più, poi col l’arrivo di Maiello a gennaio (siamo cresciuti nella stessa scuola calcio) le occasioni per giocare diminuirono drasticamente. Sono rimasto a disposizione dell’allenatore, ma arrivato alla mia età, due o tre presenze in più non ti cambiano la carriera. L’obiettivo era troppo importante e ho ingoiato qualche boccone amaro per il bene della squadra.”

Che presidente è Luigi De Laurentiis? Avete mai incontrato Aurelio De Laurentiis?

“Non posso che parlare bene del presidente. Ha una forte personalità ed è sempre stato presente. Durante il periodo del Covid organizzava videoconferenze per starci vicino. Inoltre credo che i presidenti facciano la differenza quando si affidano a persone capaci e competenti. Aurelio De Laurentiis non è mai sceso negli spogliatoi.”

Vi siete mai sentiti la “seconda squadra” dei De Laurentiis?

“No, questo no. Le due realtà erano ben distinte e con l’arrivo di Polito questa distanza si è ancora di più rimarcata. Quando devi vincere un campionato non puoi star a pensare a queste cose…”

In tutta sincerità, si aspettava che i suoi ex compagni potessero puntare alla serie A da neopromossi?

“Nessuno poteva aspettarsi un campionato del genere. Ora sono lì in alto in classifica ed è tutto da giocare. Anche dopo il pareggio contro il Cittadella, è tutto ancora in gioco, promozione diretta compresa.”

E un Cheddira così straripante in serie B?

“In serie C ha dovuto affrontare squadre si arroccavano in difesa. Quest’anno con un gioco basato sulle ripartenze può sfruttare meglio le sue potenzialità. Aggiungiamoci il fatto che non lo conoscevano e tutto torna o quasi. Si, perchè c’è una cosa che mi ha stupito: è diventato più freddo sotto porta, mentre lo scorso anno sbagliava di più. Ora non sta brillando, ma resta un valore aggiunto per questo Bari. Dal punto di vista tecnico può ancora migliorare tanto.”

Intanto sabato c’è Modena Bari. Che partita si aspetta? Per chi farà il tifo?

“Il Bari fuori casa sta facendo benissimo. Quando una squadra perde in quel modo come ha fatto il Modena a Venezia, resti un pò frastornato e il Bari potrebbe approfittarne. Partita comunque difficile perchè i canarini vogliono giocarsi le proprie chance playoff. Tiferò ovviamente per il Bari.”

© RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE RISERVATA - Borderline24.com
Ti invitiamo a usare i bottoni di condivisione e a non copiare l'articolo.

Lutto nel mondo accademico pugliese, addio...

Addio a Federico Pirro, apprezzato docente di Storia dell’Industria nell’Università di...
- 24 Novembre 2024

Sauna e massaggi: continua a crescere...

Il Global Wellness Institute riporta come il mercato del turismo del...
- 24 Novembre 2024

Settimana bianca sempre più cara: prezzi...

La classica settimana bianca è sempre più un salasso per gli...
- 24 Novembre 2024

Tappa a Sammichele per la mostra...

La mostra itinerante La Fontana racconta, dedicata alla colonnina in ghisa...
- 24 Novembre 2024