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Bari, cresce l’emergenza abitativa: “Sfratti anche per aprire b&b”

L'allarme di Nicola Zambetti, segretario regionale del Sunia (Sindacato Unitario Nazionale inquilini e assegnatari)

Pubblicato da: Francesca Emilio | Sab, 22 Aprile 2023 - 14:34

“A Bari l’emergenza abitativa non è mai finita, anzi, è in continuo aumento”. Sono le parole che Nicola Zambetti, segretario regionale del Sunia (Sindacato Unitario Nazionale inquilini e assegnatari), ha voluto affidare a Borderline24 evidenziando una situazione che, sottolinea “diventa sempre più grave e va a ledere la città”. Secondo Zambetti, in particolare, sono in aumento i casi di proprietari che praticano lo sfratto soprattutto per aprire b&b, “allontanando” – sottolinea – “sempre più le famiglie dalla città, che diventa l’opposto di una comunità” e “vede aumentare anche i costi per chi resta”.

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Gli sfratti, secondo quanto emerso dai dati, nel Barese, non si sono fermati neanche durante la pandemia, periodo in cui era prevista una moratoria in tutta Italia. A testimonianza della crescita del fenomeno l’aumento degli sfratti non solo per morosità, ma anche per finita locazione. A Bari, più nello specifico, nel 2021, secondo i dati del ministero degli interni, sono stati convalidati 1349 sfratti (a fronte dei 2648 in tutta la Puglia), di cui 1038 per morosità. Le richieste di esecuzioni sono state 2598 di cui 529 eseguiti con forza pubblica. I dati del 2022 non sono ancora disponibili, ma, evidenzia Zambetti “sono in continua crescita”. “Nel capoluogo pugliese – prosegue – ci sono circa 3 o 4 sfratti a settimana. Urge fermare questo fenomeno. Crescono gli sfratti per finita locazione attuata dai proprietari per avviare attività come b&b o affitti brevi. E’ un fenomeno che dilaga e crea economia sommersa andando a ledere il tessuto della città, non solo per quanto riguarda le famiglie sfrattate, ma anche per l’aspetto lavorativo e per i costi che aumentano per i cittadini che restano. Un esempio concreto è quello della Tari: i turisti producono rifiuti, ma le tasse per lo smaltimento ricadono sui cittadini. Aumentano i turisti e aumentano le tasse, con sempre meno residenti. Inoltre, si continuano a vedere alberghi a tre stelle chiudersi e nel frattempo, con gli appartamenti trasformati a b&b, cresce il degrado urbano e diminuisce la sicurezza nei condomini. Non puoi sapere chi prende in affitto l’appartamento con questa tipologia di mercato” – ha evidenziato sottolineando che il problema è da affrontare alla radice e vede oggi un’assenza di regole generalizzato riguardante il settore.

“Basta guardarsi intorno – ha proseguito – non solo Bari, anche Polignano, Monopoli, Bisceglie. Dovunque, ormai, c’è questo tipo di fenomeno. E’ necessario intervenire al più presto perché la problematica è sociale oltre che economica. Le famiglie si allontanano sempre più dalla città portando ad una inevitabile chiusura dei servizi di prossimità o di attività. E’ inevitabile, cresce la povertà e lentamente muore la città che non è più dei cittadini che non trovano spazio” – ha aggiunto. A prova di ciò, la denuncia effettuata da alcuni residenti (ma non solo) a Borderline24, secondo i quali, con la crescita del turismo, diventa sempre più difficile trovare appartamenti in cui vivere a Bari. Questo comporta, così come sottolineato da Zambetti, l’esodo verso altre zone.

“Le problematiche sono diverse – spiega ancora – per le famiglie diventa difficile trovare una sistemazione adeguata anche perché, gli stipendi sono rimasti gli stessi, ma i canoni no. Senza contare che il governo Meloni non finanzia più il sostegno locazione. C’è gente che rinuncia a tanto, parliamo di famiglie con bambini a carico che di punto in bianco si ritrovano senza una casa o che devono fare i conti con affitti troppo alti. Negli anni 80 a Bari si cacciavano le famiglie per fare spazio agli studenti, oggi si mandano via per fare b&b o affitti brevi, mantenendo alto il canone di locazione. Adesso l’appello è rivolto alle istituzioni:“Chiediamo un intervento immediato – ha spiegato infine Zambetti – non solo dal governo che deve rifinanziare il fondo sostegno per l’affitto regolarizzando i nuovi cambi di locazione, ma anche dalla Regione e dal Comune. Non c’è ancora un piano casa regionale e il Comune non ha regole precise. A pagarne le conseguenze sono i cittadini, dalle famiglie sfrattate, che non possono contare neanche sugli appartamenti liberi dell’Arca, in quanto la Regione non finanzia la ristrutturazione dei 200 disponibili, all’intera comunità che scompare, tra problemi sociali ed economici. Urge, assolutamente, un piano. I proprietari non possono continuare a trasformare la città senza tener conto dei danni” – ha concluso.

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