Antonio Giampietro ha 42 anni, è non vedente dalla nascita ed è docente a scuola oltre a collaborare con l’Università con cattedre in Letteratura italiana e contemporanea. Da anni partecipa e organizza eventi per sensibilizzare i baresi ad un maggiore rispetto per i disabili per strada e nelle scuole. “Ogni giorno è una sfida per la sopravvivenza”, commenta. Giampietro si occupa anche di lezioni nel tirocinio formativo attivo per gli insegnanti di sostegno, per diffondere la cultura dell’inclusione e dell’accessibilità soprattutto in coloro che si prendono cura dei bimbi disabili nelle scuole.
Cosa vuol dire camminare per Bari per un non vedente?
“Camminare per Bari, non solo per un non vedente come me ma per tutti i disabili, significa ogni giorno affrontare una sfida, la sfida per la sopravvivenza. Forse sto esagerando ma un po’ è così, perché quando devi attraversare e le auto sono sugli scivoli, ci troviamo in una grande difficoltà perché siamo costretti ad attraversare in mezzo agli incroci, esponendoci a pericoli”.
Quali sono i pericoli maggiori che incontra un disabile sui marciapiedi?
“La mia fortuna è il mio cane guida Gemma che mi aiuta ad evitare ad esempio gli escrementi. Si tratta di un gesto di grande inciviltà nei confronti di tutti ma soprattutto di chi è disabile. Io per esempio, pur essendo non vedente, li raccolgo gli escrementi di Gemma. Lei li fa giù dal marciapiede, io capisco dove sono toccandole la schiena e li rimuovo, pur essendo esonerato vista la mia disabilità. Ma lo faccio perché capisco che può costituire un problema per gli altri. E se lo faccio io perché non devono farlo anche gli altri? E poi ci sono i monopattini abbandonati sui marciapiedi: sono un grande ostacolo per noi che camminiamo perché sono ostacoli imprevisti. L’auto uno se la aspetta, ma questi monopattini non riusciamo a capire quando camminiamo con il bastone. E poi ostacolano del tutto il passaggio sul marciapiede: una persona sulla sedia a rotelle che trova un monopattino per terra è costretta a tornare indietro e a sperare che l’altro marciapiede sia libero”.
In questi anni ha notato a Bari dei cambiamenti dal punto di vista del rispetto nei vostri confronti?
“La città è cambiata tantissimo negli ultimi anni, la gente è più attenta. Soprattutto perché quando le persone vedono forme di inciviltà, intervengono. Quando per esempio per noi disabili è difficile camminare su un marciapiede occupato, ci aiutano a superare gli ostacoli. Ma c’è da fare ancora tanto e bisogna farlo tutti insieme. Non solo delegando alla polizia locale o alle istituzioni. E’ necessario l’impegno di ognuno di noi: solo così si va verso la civilizzazione totale”.