C’è una grande falla nel sistema economico e politico italiano che guarda al tema delle pensioni. Un tassello fondamentale che però tarda ad essere affrontato: si parla delle pensioni di oggi o della generazione prossima agli ultimi anni di lavoro, ma delle pensioni del domani, dei giovani, di coloro che si affacciano adesso al mercato del lavoro, non se parla. Mancanza di lungimiranza? Urgenze diverse e più impellenti legate al presente? È vero, l’agenda politica è sempre più fitta e gli ultimi sconvolgimenti tra crisi energetica e guerra tra Russia e Ucraina non aiutano. Ma allora proviamo a guardare il panorama delle pensioni del domani per capire dove stiamo andando.
E partiamo dai dati di fatto raccolti da ilSole24Ore: i giovani di quota zero, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 e che quindi vedranno la loro pensione interamente calcolata al sistema contributivo, senza integrazione alcuna. “Ignorare il problema dei ‘quota zero’, come è avvenuto finora, significa condannare una generazione di lavoratori, speso precari, ad una vecchiaia estremamente vicina alla soglia di povertà“. È questo il parere di Claudio Testuzza, medico ma soprattutto collaboratore de IlSole24Ore per quanto riguarda il pubblico impiego e previdenza sociale.
Proprio per questo si stanno facendo strada strategie di prevenzione alternative, come ad esempio l’opzione della pensione integrativa. In poche parole, con questo termine ci si riferisce ad una forma di investimento che ha come obiettivo quello di assicurarsi il futuro, con un investimento personale e soprattutto redditizio, con una prospettiva di beneficio fiscale sempre più importante. E proprio il precedente governo, quello guidato da Mario Draghi, stava per mettere in pratica alcune norme per rendere più appetibili le pensioni integrative.
Lo aveva spiegato il Presidente della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, il COVIP, Mario Padula: “sulla base di stime ancora preliminari, alla fine del 2021 il totale degli iscritti alla previdenza complementare ha raggiunto circa 8,8 milioni”. Un numero sempre più in crescita, insomma, che non fa che certificare la grande importanza data dagli italiani al tema pensione e soprattutto l’affidabilità del sistema complementare nel discorso di previdenza. Perché i giovani di oggi sono quelli che vedranno una pensione sempre più lontana e, molto probabilmente, sempre più bassa. E allora è meglio muoversi in anticipo, in attesa di una nuova manovra economica.