«Le immagini che arrivano dalla Cina, nuovamente colpita in modo severo dal Covid-19, non possono lasciare indifferenti. Per fortuna l’Italia ha adottato un approccio differente, offrendo massivamente alla popolazione vaccini che si sono rivelati molto efficaci; è in ogni caso corretto monitorare in modo attento l’evolversi della situazione, insistendo sui richiami dei vaccini – in particolar modo per le persone più fragili – e tornando a prestare maggiore attenzione alle norme igieniche per il contenimento del contagio», dichiara Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED (cui aderiscono le sigle ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED).
«Quel che dovrebbe preoccupare, invece, – aggiunge – è l’iperafflusso di pazienti nei Pronto soccorso di tutta Italia. Se i Pronto soccorso scoppiano costantemente, tanto che ormai medici e infermieri afferrano al volo ogni possibilità di fuga aggravando ulteriormente la drammatica carenza di personale e costringendo le amministrazioni a rivolgersi ai medici a gettone, le ragioni sono molteplici: da una parte l’assistenza territoriale non è in grado di dare risposte adeguate ai bisogni di salute dei pazienti, che trovano quindi nei Pronto soccorso l’unico presidio sanitario in cui cercare soluzioni anche a problemi che dovrebbero essere risolti nelle strutture territoriali (medico di famiglia, guardia medica, ASL, case della salute, RSA, ecc.); dall’altra il taglio ai posti letto nei reparti (-37mila tra il 2010 ed il 2020) impedisce il ricovero dei pazienti, costretti ad aspettare per giorni in barella in condizioni spesso promiscue. A tutto questo si somma il nuovo metodo di calcolo del fabbisogno del personale sanitario elaborato dall’AGENAS che, con una serie di giochi di prestigio, intende ridurre ulteriormente il numero di professionisti necessari per assistere i malati».
«Finché territorio e ospedale non comunicheranno tra loro, finché l’assistenza territoriale non sarà rafforzata, finché i posti letto non saranno aumentati per far fronte alle necessità dei pazienti, finché il tetto di spesa sul personale che impedisce le assunzioni e il superamento della carenza di organico non verrà eliminato, non possiamo stupirci dei disservizi del Servizio sanitario nazionale».