“La proposta del Governo di reintrodurre i cosiddetti voucher per il lavoro occasionale e stagionale è l’ennesima beffa ai danni di lavoratori e lavoratrici già duramente colpiti da precariato a bassi salari e un regalo a chi sfrutta e ricorre al lavoro nero”. È il commento del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, in merito alle decisioni del Governo, che ha voluto sottolineare quanto la Puglia “fosse tra le regioni con la maggiore crescita di ricorso ai voucher e dove è stata riconosciuta con sentenza di un tribunale la riduzione in schiavitù di alcuni lavoratori del settore agricolo”.
“Non lo dice solo la Cgil – ha proseguito – ma è il giudizio che diede l’Inps in suo studio del 2016 nel quale, analizzando i dati, scrisse come ‘non si sono prodotte evidenze statistiche significative in merito all’emersione, grazie ai voucher, di attività di lavoro sommerso mentre invece diverse situazioni (come nel caso di rapporti regolati con un solo o pochissimi voucher) non fugano di certo il sospetto che il voucher sia in realtà un segnale tipo iceberg di attività sommersa anche di dimensioni maggiori di quella emersa’. In poche parole i voucher sono un regalo agli sfruttatori” – evidenzia.
In totale, furono 105mila i lavoratori in Puglia che nel 2015 fornirono prestazioni occasionali attraverso i buoni lavoro. “La metà di loro – ha ricordato Gesmundo – nel settore alberghi e ristorazione – ovvero lì dove stando ai dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro le punte di illegalità raggiungo in Puglia il 70% delle aziende oggetto di controllo. Non va meglio in agricoltura dove contrastiamo salario di piazza e caporalato con norme avanzate, ottenute a seguito di lotte ed eventi tragici. Per singolo lavoratore la media dei voucher venduti nel 2015 si traducevano in 324 euro pro capite. Ma può essere mai definito reddito da lavoro? Non prendiamoci in giro, quei voucher coprivano poche ore di quelle effettivamente lavorate, erano e sono una copertura a chi sfrutta ed evade contributi e tasse” – precisa ancora.
“Tutto questo prima dell’abolizione dei voucher nel 2017 che, ricordiamolo, fu decisa dal Governo per evitare un referendum abrogativo per il quale la Cgil aveva raccolto oltre 1 milione di firme – prosegue – per questo la loro introduzione è anche uno schiaffo alla democrazia, ai cittadini, agli istituti di partecipazione democratica, ma in primis è il punto più basso di svalorizzazione del lavoro, reintroducendo una prestazione che non dà diritto a diritti come maternità, malattia, assegni familiari, disoccupazione.. Le scusanti addotte non tengono perché – ha detto infine – “l’Inps già prevede strumenti per il ricorso al lavoro accessorio, per imprese e persone, che riguarda titolari di pensioni come giovani under 25 iscritti a cicli di studi, con procedure informatiche e tracciabili. Per tutti i settori e per le grandi imprese ci sono i contratti, dall’agricoltura al turismo, già fin troppo flessibili, che non giustificano in alcun modo il ritorno a un passato che premia chi viola le norme e opera nell’illegalità” – ha concluso.
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