In Italia nel 2019 il tasso di natimortalità (cioè il rapporto tra il numero di nati morti e il totale dei nati vivi e morti) e quello di mortalità neonatale (cioè il rapporto tra il numero di neonati morti entro i 28 giorni dalla nascita e il totale dei nati vivi) sono inferiori alla media europea, mentre il nostro paese registra un numero di cesarei e di parti pretermine superiore a quello medio del continente.
Lo rileva il nuovo rapporto Euro Peristat, giunto alla sua quinta edizione e pubblicato oggi. Il documento, coordinato dall’INSERM di Parigi e che vede il contributo per l’Italia di Iss, Istat, Ministero della Salute e Ospedale Bambino Gesù di Roma, ha monitorato dal 2015 al 2019 nove indicatori sulla salute materno-infantile in Europa. Dal momento che i paesi europei condividono standard di vita e sistemi sanitari avanzati, la rilevazione di differenze tra gli indicatori che descrivono la salute perinatale può facilitare l’identificazione delle migliori politiche e pratiche assistenziali per ottimizzare la salute di madri e neonati.
Ecco i dati principali emersi dal rapporto
- La natimortalità nel 2019 era pari a 2,7 nati morti ogni 1000 nati a partire da 24 settimane di gravidanza in Italia, contro 3,2 della mediana europea (dall’1,8 dell’Estonia al 4,7/1000 di Cipro). Dal 2015 al 2019 il tasso nel nostro paese è sceso da 3,0 a 2,7 morti per 1000 nati e a livello europeo il decremento complessivo è stato contenuto ed è stimato pari a una riduzione di un punto percentuale annuo.
- La mortalità neonatale in Italia nel 2019 era pari a 1,7 morti ogni 1000 nati vivi a partire da 22 settimane di gravidanza contro 2,1 della mediana europea. Il valore più basso era in Islanda (0,5/1000) e il più alto a Malta (4,3/1000). La diminuzione complessiva a livello europeo è stata inferiore rispetto a quella riportata nei rapporti precedenti.
- La mortalità infantile in Italia nel 2019 era pari a 2,6 morti nel primo anno di vita ogni 1000 nati vivi, rispetto a 3,1 del 2015. Nel 2019 il range tra i Paesi europei era compreso tra 0,9/1000 in Estonia e 3,8/1000 in Croazia e Ungheria.
- L’età materna avanzata al parto presenta forti variazioni a livello europeo, sia tra paesi che nel corso del tempo. Insieme a Spagna e Irlanda, nel 2019 l’Italia era il paese con la percentuale più alta di madri oltre i 35 anni (34,4% rispetto al 33,4% del 2015) e oltre i 40 anni di età (8,8%). Al contrario, la proporzione di donne sotto i 20 anni di età al parto nel quinquennio in esame è diminuita in Europa, salvo che per Cipro, Malta e Slovenia. In Italia la percentuale è scesa dall’1,7% del 2015 all’1,4% nel 2019.
- La parità descrive il numero e l’esito delle precedenti gravidanze. A livello europeo le donne alla prima gravidanza presentano un andamento complessivamente stabile o in leggera diminuzione con percentuali comprese tra il 31,2% dell’Irlanda del Nord e il 53,3% di Malta. In Italia la percentuale di donne che partoriscono per la prima volta un nato vivo o morto è passata dal 52.7% del 2015 al 50.7% nel 2019.
- Le gravidanze multiple nel 2019 erano lo 1,63% del totale dei nati italiani, in analogia al valore mediano europeo pari allo 1,60%, con un range compreso tra lo 1,20% della Slovacchia e il 2,38% di Cipro. Nella maggioranza dei Paesi europei dal 2015 al 2019 il tasso di gravidanze gemellari è diminuito passando da 1,74% a 1,63%.
- Le nascite prima del termine nel 2019 riguardavano il 7,5% dei nati in Italia (lo 0,9% tra 22 e 31 settimane di gestazione e il 6,4% tra 32 e 37 settimane), con una diminuzione di un punto percentuale rispetto al 2015. Il tasso mediano europeo era 6,9% (5,3% in Finlandia e Lituania, 11,3% a Cipro). Nello stesso anno i neonati di peso inferiore ai 2500 grammi rilevati in Italia erano il 7,1% del totale, contro valori inferiori al 4,5% registrati nei paesi del nord Europa. Per entrambi gli indicatori dal 2015 al 2019 si è rilevato un decremento nella maggioranza dei paesi europei.
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Il tasso mediano di cesarei nel 2019 in Europa era pari al 26% con una forte variabilità compresa tra il 16,4% della Norvegia e il 53,1% di Cipro e con tassi sistematicamente inferiori nei paesi del Nord Europa. In Italia la percentuale era pari al 33% di cui 12,3% programmati e 20,7% eseguiti in emergenza. Nonostante il tasso italiano sia tra i più alti in Europa, dal 2015 al 2019 la percentuale di cesarei è scesa dal 36,5% al 33,0%.