Sono stati trovati senza vita da alcuni operai di Veneto Strade in fondo ad un burrone, lungo la Strada Regionale 450 che collega Castelnuovo del Garda ad Affi (Verona). Sofia Mancini, 20 anni, e Francesco D’Aversa, 24 anni, di origini pugliese, non erano fuggiti come inizialmente si era immaginato. Ma sono morti in un’auto uscita di strada la notte stessa in cui di loro si erano perse le tracce, dopo una serata passata in una discoteca di Verona.
Per le ricerche si era mobilitata una macchina imponente delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, con l’ausilio di un elicottero, dei droni e delle unità cinofile. Il ritrovamento è stato invece fortuito. I dipendenti di Veneto Strade si sono fermati in quel punto per un guasto al loro furgone; ed è stato allora che hanno scorto un’auto in fondo ad una piccola
scarpata, coperta dalla vegetazione. L’ultimo segnale dei cellulari dei due ragazzi aveva agganciato una cella telefonica tra Lazise e Calmasino, nel comune di Bardolino, entroterra
gardesano. L’appello per le ricerche era stato lanciato, di intesa con i genitori, da Stefano Passarini, sindaco di Costermano sul Garda, il paese dove Sofia viveva, nella frazione di Gazzoli. Il padre gestisce un commercio ambulante di calzature assieme al primogenito, Fabiano. La coppia ha un altro figlio, Lorenzo, 23 anni. L’appello per la scomparsa di Sofia e
dell’amico era diventato virale sui social, rilanciato, ieri sera, anche dalla popolare trasmissione “Chi l’ha visto”.
Sofia aveva conosciuto da pochi giorni Francesco D’Aversa, 24 anni, originario di Taranto, che si era trasferito a Verona per lavorare come pizzaiolo in un locale del centro. Lunedì, dopo la serata in discoteca sulle Torricelle, assieme a Sofia aveva accompagnato un amico a Peschiera del Garda, poi si era diretto verso Costermano per riportare a casa la ragazza, ma il loro viaggio si è interrotto per sempre all’altezza di Affi.