“Pur comprendendo il dolore per la perdita di un figlio, deve finire questa caccia al poliziotto penitenziario. Stiano tranquilli i genitori del detenuto morto, poiché è stato fatto tutto quello che era necessario per chiarire il tragico accadimento, con la magistratura che non ha aspettato la loro denuncia per aprire un fascicolo sulla vicenda”. Lo afferma il segretario del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) Federico Pilagatti, in riferimento alla morte del 30enne Osama Paolo Harfachi, foggiano di origini marocchine, arrestato il 13 ottobre per una rapina e trovato morto il 18 ottobre nel carcere di Foggia.
“I genitori – prosegue – in seguito ad alcuni sms ricevuti da un altro detenuto tornato in libertà e che avrebbe visto Harfachi in carcere, temono che il loro figlio possa essere ‘stato picchiato’ e sottolineano che ‘non aveva alcun problema di salute’. Il Sappe precisa che il 30enne, arrestato “qualche giorno prima per una rapina, dopo la trafila anti Covid è stato sistemato in una stanza insieme ad altri detenuti che non si sarebbero accorti di nulla”. “Infatti – prosegue ancora Pilagatti – l’allarme è stato dato dal poliziotto addetto alla sezione che verso le ore 8 circa, effettuando il giro di controllo, lo avrebbe visto steso sul materasso come se dormisse. Subito dopo è ripassato e, non ricevendo alcuna risposta dallo stesso, avrebbe dato l’allarme con l’intervento immediato dei sanitari che ne avrebbero constatato la morte”.
“Inoltre – aggiunge – per eliminare qualsiasi sospetto il magistrato di turno avrebbe disposto l’autopsia del cadavere da parte di un medico legale nonché provveduto ad interrogare i compagni di stanza della stanza nonché dei poliziotti in servizio”. “Gettare fango sulla polizia penitenziaria – conclude Pilagatti – è uno sport nazionale: la più famosa è stata la signora Cucchi, sorella di un detenuto morto in ospedale, che per mesi ed anni grazie alla connivenza di giornalisti ‘democratici’ ha gettato fango sull’istituzione penitenziaria”