“I principali invasi pugliesi sono in una situazione meno critica di quella che si presentava l’anno scorso (giugno 2021) ma questo non vuol dire che in Puglia non ci sia un problema cronico di siccità. Il riutilizzo delle acque reflue trattate e un miglior uso degli schemi idrici possono fornire significativi benefici ambientali, sociali ed economici”, così Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia, interviene sulla crisi idrica e la siccità che da qualche mese colpisce anche le regioni del Nord del Paese.
I principali invasi che riforniscono l’agricoltura pugliese sono in emergenza, ma leggermente meno del 2021. Oggi, 21 giugno, l’Occhito sul Fortore ha una disponibilità di circa 183, 87 milioni di mc, contro i 182,18 dello stesso giorno del 2021. Mentre il Marana Capacciotti ha a disposizione 38,12 milioni di mc, contro i 37,87 del 2021. Le disponibilità sono tuttavia al di sotto di quella massima, 333 mln di mc per l’Occhito sul Fortore e 48 mln per il Marana Capacciotti.
A risentire maggiormente della crisi idrica è il settore agricolo: negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, con il 50% dei danni concentrato in sole quattro regioni: Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna. “Rispetto a fonti alternative di alto vantaggioso per le attività agricole. Le continue crisi idriche, dovute alla scarsità e alla diversa distribuzione delle risorse, hanno importanti effetti sulla produzione, in particolare dove l’irrigazione costante è una pratica necessaria e una condizione essenziale per un’agricoltura competitiva. Per aumentare la capacità di affrontare le situazioni di emergenza, è essenziale aumentare l’efficienza nell’irrigazione. Investimenti infrastrutturali sulle reti e sui sistemi irrigui, pensiamo anche al Pnrr, consentono una maggiore e più costante disponibilità di acqua per l’irrigazione, aumentando la resilienza dell’agroecosistema agli eventi di siccità e ai cambiamenti climatici”.