Con la prima udienza svoltasi nella giornata di ieri presso il Tribunale di Bari (Sezione Lavoro), è stata avviata ufficialmente la fase di merito del processo civile che vede coinvolto il Comune di Bari, citato in giudizio da un gruppo di lavoratori, lavoratrici, pensionati e pensionate vittime degli effetti della gestione Cassa Prestanza (in liquidazione) sotto accusa, sottolinea la Cisl Fp Bari “per responsabilità dirette e indirette su tutta la vicenda: dalla sua costituzione alla sua liquidazione”.
La vertenza, patrocinata dalla Cisl Fp di Bari e seguita dall’avvocato Giacinto Donvito dell’Ufficio Legale del sindacato, nei confronti dell’Ente Pubblico Locale mette sotto accusa, nello specifico, la figura del “socio” fondatore che costituì unilateralmente la Cassa di Previdenza Sovvenzioni ed Assistenza per i Dipendenti del Comune di Bari (Cassa Prestanza), modificando più volte lo Statuto (sempre in forma unilaterale con delibere Consiliari).
“Presiedeva il Consiglio di Amministrazione attraverso il Sindaco o un suo delegato – sottolinea la Cisl Fp Bari in una nota – nominava i controllori contabili alias revisori dei conti, approvava i Bilanci sociali quando ne aveva tempo e voglia, rifiutava ogni richiesta di recesso della trattenuta mensile che qualche preoccupato lavoratore o lavoratrice dipendenti presentavano al proprio Datore di lavoro e ne ha deciso, sempre unilateralmente, la sua chiusura chiedendone la liquidazione senza preoccuparsi più di tanto dei risparmi di una vita di quanti hanno versato mensilmente convinti, in buona fede, delle tutele e delle garanzie proprie dell’Ente pubblico barese” – hanno aggiunto.
Si tratta, secondo il sindacato, nella persona di Francesco Capodiferro, Segretario Generale della Cisl Fp barese, di una “questione di giustizia”. “Noi crediamo – ha sottolineato – che non sia possibile in una società civile qual è quella attuale che si volatilizzino i risparmi di tanti dipendenti (si parla di un patrimonio di circa 15 milioni di euro) e nessuno venga chiamato a rispondere e anzi dalle memorie depositate dall’avvocatura comunale si cerca addirittura di indicare le vittime come i carnefici di se stessi. La prima udienza ha evidenziato una avvocatura comunale per niente disponibile al sereno confronto tra le parti, ma ha visto un Giudice attento e interessato a poter meglio comprendere l’intera vicenda e che ha accolto favorevolmente la richiesta dell’avvocato Donvito di poter integrare, entro il 16 settembre, le memorie già prodotte per meglio illustrare la verità dei fatti descritti dal Comune con non poche inesattezze” – ha concluso. La vicenda sarà affrontata nuovamente nel corso della prossima udienza, fissata per il 26 settembre.
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