Effetti della guerra e caro energia pesano sui consumi degli italiani in cultura e turismo: il primo dato allarmante – secondo la nota di Confcommercio sulla base dei dati Radar Swg e dall’Osservatorio di Confturismo di marzo – si registra per Pasqua, con quasi 8 milioni di italiani intenzionati a partire di cui solo 4 milioni hanno già concretamente programmato.
Anche le scelte di viaggio fanno capire come sia critica la situazione: spostamenti brevi e di corta durata e all’interno della regione di residenza per la metà dei vacanzieri; probabilmente un solo pernottamento e spesa nell’ordine dei 200 euro a persona tutto incluso, mentre solo il 6% opterà per mete estere, contro il 13% del 2019.
Non sono le tipologie di destinazione – mare o montagna – a determinare le scelte in questo periodo, ma le motivazioni: prime fra tutte, il bisogno di “stare in relax con la propria famiglia” o vivere un’esperienza di “arte e cultura”, anche solo visitando una città d’arte o un borgo.
Aumentano le vacanze nelle seconde case, scelte quest’anno da 5 italiani su 10 (erano il 40% nel 2019), conseguentemente l’altra metà sceglierà una struttura turistico-ricettiva. Per la spesa, 4 intervistati su 10 dichiarano che si attesteranno sui livelli dello scorso anno, mentre 2 su 10 spenderanno addirittura tra il 10% e il 25% in meno.
Anche in vista dell’estate non può che esserci preoccupazione, considerato che 8 intervistati su 10 – rileva l’Ansa – dichiarano che o rinunceranno a partire o ridurranno i giorni e le spese delle vacanze. Nei consumi culturali prevale invece nettamente la rinuncia tout court, mentre per la ristorazione e l’intrattenimento la scelta prevalente è quella di ridurre il numero delle occasioni di acquisto.